Come perdo tempo io, non credo riesca nessun altro.
Per “perdite di tempo” intendo sia quei problemi e quelle lungaggini che ti fanno arrivare tardi a pesca, sia tutti quegli intoppi che ti rallentano o ti bloccano durante la battuta stessa. Da qui in avanti descriverò situazioni capitate al sottoscritto insieme a fatti accaduti a terzi di cui sono venuto a conoscenza. Eviterò di “perdere tempo” in inutili distinzioni.
Andiamo per ordine.
Da quando ho iniziato a pescare, soltanto una volta sono riuscito a entrare in acqua durante le prime fasi dell’aurora, quando ancora si fa fatica a vedere che succede sottacqua. I motivi sono tanti, ed ogni volta diversi, alcuni dei quali addirittura “eccentrici”.
Pur non soffrendo particolarmente la levataccia, a volte faccio fatica ad alzarmi immediatamente dopo il suono della sveglia… alle quattro del mattino! Già, perché pur avendo il mare vicino casa, sono sicuro che ogni volta dovrò imbattermi in questo o in quel problema, che come da titolo mi farà inevitabilmente perdere tempo. Di conseguenza regolo la sveglia per quell’ora.
Purtroppo la sveglia può capitare che non suoni, oppure che non la si senta suonare. O anche che la si spenga più o meno inconsapevolmente. A volte si preme per un numero di volte indefinito il pulsante “snooze”, giusto per raschiare qualche minuto in più di sonno, col risultato di alzarsi alle 7.15 (a giorno fatto, specie d’estate).
Tutti questi problemi però potrebbero avere un’origine diversa dal bisogno fisiologico di dormire. Nonostante tutti i buoni propositi, la sera prima della battuta di pesca difficilmente si riesce ad andare a letto ad un orario decente. Nel fine settimana infatti capita spesso di avere ospiti a cena, con tutto quello che ne consegue (a seconda degli ospiti: impossibilità di schiodarsi dal divano prima dell’una e un quarto; coinvolgimento in grandi bevute d’alcool e/o grandi mangiate; visione di due o tre film in sequenza; bambini che ti mettono a soqquadro casa…). Oppure tu stesso sei invitato a cena fuori, e non è cortese rifiutare/andarsene presto.
Mettiamo che nonostante tutto – postumi di sbornia smaltiti (ok, siamo sullo scherzo, ma meglio non bere se si deve andare a pesca, mi raccomando), ore piccole e cena digerite – riusciamo ad alzarci all’ora che effettivamente ci siamo prefissati. E’ il momento dei problemi post risveglio. Si fa colazione e subito si hanno problemi intestinali. Oppure: si da’ un’ultima controllata all’attrezzatura (cosa che colpevolmente non è stata fatta nei giorni precedenti) e ci si imbatte nei seguenti inconvenienti: il fucile pneumatico è misteriosamente scarico; la plancetta gonfiata la sera prima è sgonfia; l’orologio/profondimetro è fermo; non si trovano più le cavigliere/la maschera/il boccaglio/il coltello; ci si è dimenticati di rifare la punta all’asta, o l’impiombatura; salta fuori che la muta ha un buco, o uno strappo, che non si erano notati l’ultima volta; ecc.
Posto rimedio a tutto quello che si fa in tempo a sistemare a casa, si carica l’attrezzatura in macchina. A questo punto scoprite che vostra moglie l’ha lasciata in riserva fissa, oppure siete stati voi stessi, ma non fa differenza. Potreste avere una o più gomme a terra, o il motore che non parte, ma qui siamo alla sfiga pura.
Arrivati in spiaggia siete pronti per entrare in acqua, ma vi rendete conto di aver dimenticato qualcosa a casa (cosa che può succedere anche durante il tragitto). Personalmente mi è capitato di scordarmi: la muta (!!!); l’orologio; le cavigliere; i piombi dei bermuda; il telo spugna; l’acqua calda per indossare la muta; cibo/bevande. Ad altri può essere successo di dimenticare il fucile, la maschera o il boccaglio, la boa o la plancetta. Alcune di queste cose effettivamente possono costringerti a tornare indietro. Siete fortunati se qualcuno di questi oggetti, anziché a casa l’avete dimenticato in macchina, che magari avete parcheggiato a un chilometro di distanza e che per raggiungerla dovete attraversare la campagna. Può capitarvi di essere afflitti dal terribile dubbio di aver lasciato la macchina aperta, con tutto quello che potete lasciarci dentro (attrezzatura, vestiti, portafoglio, autoradio) in bella vista. Oppure di aver lasciato aperta la porta di casa o il garage. A me è successo davvero, con mia moglie e il bambino che dormivano tranquillamente dentro casa.
Superati questi problemi finalmente riusciamo a entrare in acqua.
Personalmente mi è capitato di effettuare il caricamento del fucile pneumatico e perdere tutta l’aria contenuta nel serbatoio. Sensazione terrificante. Altro inconveniente calssico: state provando una maschera nuova… che imbarca acqua (tanto per sottolineare l’ovvio: se provate una maschera nuova, tenete la vecchia nella plancetta o legatela alla boa).
Nel bel mezzo della pescata potreste accorgervi di non avere più la boa o la plancetta assicurate in cintura. Se siete fortunati, percorrendo il percorso a ritroso, ritrovate il tutto arenato negli scogli, altrimenti addio per sempre. Se nella plancetta, come il sottoscritto, tenete le chiavi della macchina e/o il cellulare, siamo al dramma.
La plancetta/boa può comunque essere fonte di ulteriori seccature e perdite di tempo. Può incagliarsi negli scogli; può rovesciarsi (la plancetta); può rompersi; può venirvi addosso in continuazione, in situazione di forte corrente; può essere rubata se pedagnata, sia da qualcuno che passa con la barca, sia da qualcun altro che l’ha vista da terra (successo a me: un tedesco, a ottobre, è entrato in acqua in mutande per recuperare la plancetta che avevo lasciato pedagnata nel bassofondo).
La plancetta o il pallone può, con la sagola, “imprigionarvi” in uno scoglio (successo a un mio amico, che tra l’altro stava bracconando di notte, e se l’era portata appresso per tenerci l’acqua, fuciletto corto e le fiocine di ricambio). Se di scarsa qualità, la plancetta può rallentarvi negli spostamenti, con la spiacevole sensazione di portarvi dietro un cadavere.
Durante la pescata, frequenti possono essere gli ingarbugliamenti, specie se usate sagole o monofili sottili. Si può ingarbugliare l’impiombatura; imparruccarsi il mulinello; incasinarsi il filo in cintura con la sagola della boa e l’impiombatura del fucile. Il tutto può diventare talmente indistricabile da essere costretti a tagliare tutto.
A parte tutta una serie di rotture e danneggiamenti, che non sto qui a elencare, altre situazioni spiacevoli possono rallentare l’azione di pesca. Alcune veramente strane. A me una volta è capitato di perdere mezz’ora perché avendo adocchiato un’ostrica bella grassa, decido di prenderla e mangiarla in superficie, senza tornare a terra. Bene, durante la degustazione perdo maschera e boccaglio in un fondale di 5 metri, e nonostante la totale assenza di vento e la superficie piatta, non c’era verso di trovare il boccaglio (mimetico, e camuffato alla perfezione nel fondale sopra il quale mi trovavo in quel momento) e la maschera, ritrovata dopo innumerevoli immersioni alla cieca in uno spacco tra due rocce.
Insomma di cose che possono capitare ce ne sono a decine e… io ho elencato quelle che reputo divertenti, perché avevo voglia di scrivere un articolo leggero. Ma ciò che è veramente importante è curare l’attrezzatura e organizzare la battuta di pesca senza troppa fretta. A parte le seccature, a volte la fretta o l’eccessiva distrazione possono mettere a repentaglio la nostra sicurezza. E non vale pena prenderla tanto alla leggera.
Ora tocca a Voi. Se avete esperienze in tema con il titolo dell’articolo, siete invitati a postarle… specie se sono divertenti…
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2 Comments
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ne aggiungo una divertente, dopo aver fatto tutto per bene fin dal giorno prima, tutto pronto e caricato in macchina e alla fine cena leggera e a letto presto. Incredibilmente mi sveglio presto e riposato. Arrivo a mare e in pochi minuti sto già sott’acqua, mai fatte le cose così bene come oggi, appena entro mi sfila un bel barracuda e più in là ci sono dei bei saraghi ancora sonnecchianti, penso che sarà una giornata perfetta. Mi ventilo per fare il mio primo aspetto e sento un rumore sordo e una vibrazione in mano… si è rotta l’ogiva!!! Noo!! non ho ricambi ne altri fucili.
Da mettersi a piangere. Quando è capitato a me ho comunque proseguito la pescata con il fuciletto da tana. Fossi stato in te me ne sarei andato a polpi, o a ricci.
Invito tutti gli utenti del blog a postare le loro esperienze in tema con l’articolo, specie se sono divertenti…