Ho voluto redarre il primo di una serie di articoli inerenti il mare e le leggi italiane, al fine di fare chiarezza sulle questioni ancora poco assimilate dalla maggior parte dei pescatori in apnea. In questo primo articolo si parlerà di bracconieri e della normativa, delle operazioni da effettuare per una idonea segnalazione, di autorità competenti e di azioni che possiamo intraprendere anche in prima persona. L’idea è partita dopo che sul gruppo Facebook “salentopescapnea” un utente chiedeva informazioni circa la segnalazione di un bracconiere intento all’attività illecita ed immorale della pesca notturna. Le risposte degli altri appassionati sono state delle più svariate. Polizia, Carabinieri, Finanza, Capitaneria… ognuno consigliava quello che giustamente avrebbe fatto in quel momento tuttavia, spesso, conoscere i retroscena è fondamentale per sapere chi chiamare e perché.
Definiamo alcuni concetti di carattere generale prima di individuare cosa sia il bracconiere secondo la legge italiana e come si può efficacemente segnalare alle autorità competenti. Mi arrogo il “diritto” di scrivere questo articolo perché sono un ex militare della Guardia Costiera e conosco abbastanza bene cosa accade dall’altra parte della cornetta telefonica. Durante la mia formazione inoltre ho studiato ed imparato la normativa di riferimento e la sua applicazione prettamente operativa.
La Capitaneria di Porto come suggerisce il nome è nata per il controllo e la prevenzione di illeciti consumati nei porti, quali lo spaccio di droga o armi, l’imbarco di clandestini, l’esportazione e l’importazione delle automobili rubate o i traffici di gente da sfruttare (mercato degli organi, prostituzione, tratta degli schiavi, mercato nero delle adozioni minorili). Tuttavia alla Capitaneria è affidato anche il ruolo di controllo del demanio marittimo, dell’ambiente costiero, del diporto, il controllo del traffico marittimo e delle patenti nautiche, del registro dei marittimi italiani, dello shipping, delle verifiche di stato delle navi e del soccorso in caso di incidenti. Ogni caserma è dotata di uno sportello aperto al pubblico dove si produce tutta la burocrazia del caso: dalla concessione dei permessi di accesso agli ingressi del porto, alle concessioni balneari per stabilimenti, chioschetti ambulanti o per il noleggio dei pedalò, ai permessi per poter fotografare aree portuali. Negli anni lo sfruttamento delle risorse turistiche e degli illeciti avvenuti nel demanio marittimo, che per definizione non è giurisdizione delle altre forze militari o di polizia in quanto viene disciplinato dal codice della navigazione, ha fatto si che la Capitaneria di porto svolgesse anche i ruoli che siamo abituati a vedere nel telefilm “Baywatch” degli anni ’90 da parte del corpo americano dei “Coast Guard”. E’ per questo motivo che oggi la Capitaneria di porto ha anche assunto la funzione di Guardia Costiera ed i militari impiegati vengono addestrati come Agenti di Polizia Giudiziaria. Per la legge un agente di polizia giudiziaria è l’unico accertatore in grado di poter contestare un reato. Molto spesso dei trasgressori che vengono fermati dalla Capitaneria di porto minacciano di telefonare ai Carabinieri o alla Polizia rifiutandosi di fornire i loro documenti identificativi perché – ritengono – che gli uomini della Capitaneria siano dei civili alla stregua di custodi o ausiliari del traffico. Tutta colpa dell’ uniforme storica delle truppe che volgarmente viene definita “paperina” ricordando l’abbigliamento del personaggio Disney, Paperino. E’ un’uniforme poco accattivante e può anche suscitare simpatia e discredito. In realtà gli uomini della Guardia Costiera sono militari della Marina italiana, indossano le stellette sul colletto e sono gli unici che hanno giurisdizione nel demanio marittimo. Pertanto hanno anche la facoltà di eseguire accertamenti, arresti, identificazioni o verbali di contestazione; quindi è importante non contestare mai, MAI la loro autorità rifiutandosi di ottemperare alle loro richieste perché si commetterebbe un reato ben più grave.
Fra le mansioni della Capitaneria di porto c’è anche il controllo della pesca che da qualche anno si occupa della compilazione gratuita del censimento dei pescatori ricreativi ma che da sempre si è occupata di concessioni professionali e di permessi di vario tipo: dalle aree adibite alle reti di allevamento fino alle flotte dei pescherecci. Il Nucleo Pesca della Capitaneria di porto esegue anche sporadiche e mirate uscite di perlustrazione della costa e della filiera ittica. In genere durante una di queste uscite ispettive vengono svolte indagini che abbracciano tutta l’area di competenza di ogni compartimento marittimo, ogni “distretto” di cui la caserma ha la responsabilità. Possono essere controllati i pescatori che si accingono ad uscire dall’acqua oppure i pescatori con canna da pesca che si accingono alla pratica, i pescherecci in arrivo, le reti che vengono collocate sulla banchina, le imbarcazioni da diporto di ritorno da un’uscita di pesca. Vengono eseguiti anche dei controlli random nelle pescherie, nei locali di mediazione come il mercato del pesce e nella merce ittica importata attraverso le navi cargo dall’estero. Sono questi uomini che ispezionano tra l’altro anche i tonni pescati dai pescatori ricreativi ai fini delle quote, dopo la telefonata che segnala la cattura effettuata.
Tutto ciò per avere idea dei molteplici compiti e delle competenze della Guardia Costiera, che nell’immaginario collettivo dei pescasub è vista in maniera a volte troppo fantasiosa. Il pescasub medio considera gli uomini della Capitaneria di porto come dei controllori delle coste il cui compito ideologico è quello di pattugliare 24 ore su 24 ogni singolo tratto di costa via mare o via terra.
In realtà non è così. Come la polizia stradale non può mettere un agente in ogni via di ogni centro urbano 24/24 h per controllare efficacemente OGNI strada, o come i Carabinieri non possono mettere di pattuglia un graduato per ogni ingresso di una banca, ufficio postale e luogo pubblico per contrastare efficacemente TUTTI gli illeciti che avvengono sul territorio italiano, così come i vigili urbani non possono presidiare 24/24h i semafori per fermare TUTTI coloro i quali bruciano il rosso, o così come la Finanza non può mettere agenti di pattuglia in tutti i risaputi ed abituali luoghi di spaccio per bloccare in toto le economie della malavita, anche la Capitaneria non può mandare i suoi uomini 24/24h a controllare un tratto di costa, l’ingresso del porto o qualche spot in mezzo al mare andando a zonzo con una motovedetta. Quindi togliamoci dalla mente queste fantasie romantiche e guardiamo in faccia una realtà: ci sono dei costi e dei benefici e lo stato soprattutto in questi tempi di ristrettezza lo sa bene. La delinquenza, in mare così come sulla terraferma ad oggi non può essere contrastata del tutto ed infatti prolifera anche per questo. Molto spesso si sente dire che i bracconieri sono in azione ogni giorno alla stessa ora e nello stesso posto. Basterebbe che una motovedetta si facesse trovare lì per fermarli. In teoria potrebbe anche essere così, se non parlassimo della realtà italiana. La malavita italiana anche se è poco organizzata, si avvale di semplici ed astuti stratagemmi che invalidano ogni controllo. Fuori dalle caserme o fuori dai porti ogni bracconiere ha un complice che all’uscita degli agenti o delle motovedette allerta i compagni con una telefonata in codice, una frase segnale e, i più sprovveduti , non si prendono la briga nemmeno di prendere questa precauzione: lo comunicano chiaramente perché sanno benissimo che le intercettazioni telefoniche costano per lo stato e nessun giudice autorizzerebbe intercettazioni per una manciata di pesci! E’ bene quindi indossare i panni del personale preposto e non considerarlo ingenuo ed incapace solo perché apparentemente non è in azione.
Prima di procedere analizziamo brevemente le competenze delle altre forze dell’ordine. La Polizia di stato si occupa principalmente di servizio di ordine pubblico. I Carabinieri si occupano della pubblica sicurezza e di polizia militare (tenete a mente questo dettaglio perché verrà ripreso più volte e non solo in questo articolo). La Finanza ha compiti istituzionali di polizia tributaria. Il Corpo Forestale dello Stato è l’organo che si potrebbe definire di “polizia ambientale“, perché i suoi compiti riguardano il controllo e la tutela della flora, della fauna e delle attività ad esse legate nel territorio italiano. Ognuna di queste forze ha anche compiti tipici di altre forze dell’ordine. Ad esempio la Finanza e la Polizia hanno il nucleo marittimo che svolge alcuni ruoli tipici della Guardia Costiera. I Carabinieri sono abili a svolgere anche servizio di ordine pubblico come la Polizia. Il corpo forestale ha anche funzioni antimafia specializzato in ecomafie; compito di pubblica sicurezza tipico dei Carabinieri. Si parla da tempo di una revisione delle forze dell’ordine in modo che ognuna abbia specifici ed univoci compiti. Ma ad oggi la situazione è ancora questa, e può capitare che sul demanio marittimo operino finanzieri , la forestale, la capitaneria o la polizia marittima indifferentemente ed in piena regola, anche se le funzioni tipiche di alcuni di questi corpi riguardano tutt’altro. E’ una situazione caotica che contribuisce a creare molta confusione ma si può anche sfruttare a nostro vantaggio come vedremo.
Passiamo adesso al cuore dell’articolo. Chi è il Bracconiere secondo la legge italiana? Il bracconiere è quel pescatore ricreativo o professionale che compie una violazione al codice penale. Nel codice della navigazione è contenuta la normativa che disciplina la pesca ed in generale è riportata la normativa di riferimento delle condotte umane svolte in ambito demaniale o nella acque nazionali. Gli illeciti in materia di pesca che un soggetto può compiere , secondo il codice della navigazione, possono essere di natura amministrativa o penale. L’illecito amministrativo è la violazione che viene resa alla collettività a mezzo di una sanzione amministrativa pecuniaria e del sequestro dell’attrezzatura e del pescato. Sono quelle condotte che, detta in breve, non sporcano la fedina penale perché vengono rese alla collettività pagando la “multa” (termine improprio ma ormai consolidato nel linguaggio comune). Un pescatore che viene semplicemente “multato” non è un bracconiere ma solo un semplice trasgressore che ha violato una norma. Un esempio di illecito amministrativo è la pesca condotta entro i 500 metri dalle spiagge frequentate dai bagnanti in violazione della norma che prevede di pescare oltre tale limite.
Esistono tuttavia illeciti la cui pena non prevede una “multa” perché ad essere violata non è più una norma giuridica ma una legge penale. In quel caso la pena consiste in una serie di sanzioni previste dall’art. 17 del codice penale. In materia di pesca i reati più gravi sono contravvenzioni, e le pene previste sono l’arresto e l’ammenda, oltre che una denuncia penale ed il sequestro dell’attrezzatura e del pescato senza possibilità di riscatto. Il bracconiere si colloca proprio in questa fattispecie giuridica: è il pescatore che volontariamente vìola una legge penale; per le quali è previsto l’arresto, il pagamento dell’ammenda, la confisca (che a differenza del sequestro è permanente) di tutta l’attrezzatura ed una denuncia che sporca la fedina penale.
Affinché un bracconiere possa essere efficacemente segnalato, occorre che le forze dell’ordine agiscano come previsto dal codice di procedura penale. Per farla breve c’è bisogno di cogliere in flagranza di reato il criminale e pertanto serve una segnalazione tempestiva ed efficace. Troppo spesso ci si lamenta del fatto che su chiamata la Capitaneria di porto, che è la forza che viene generalmente allertata, non interviene. Il nucleo pesca della Capitaneria è l’unico reparto in grado di intervenire per questo tipo di illecito ed è composto da addetti che hanno normali turnazioni di ufficio. Capita che per particolari indagini si muovano anche fuori dal normale orario lavorativo ma giustamente non è dato sapere con che criterio, in che periodo ed in quali orari o luoghi possono eseguire “retate” straordinarie. Quello che non è coperto da segreto istituzionale è presto detto: può capitare che il nucleo pesca, al momento della segnalazione alla centrale operativa della guardia costiera, non lavora oppure è impegnato in un altro intervento. La centrale operativa si trova nel centro di controllo del traffico e si occupa del controllo di tutto il “distretto” di competenza, coordinando le opportune operazioni grazie all’Ufficiale di servizio che assume provvisoriamente il ruolo del Comandante della Capitaneria. Per questo motivo si può sfruttare la competenza degli altri corpi in materia di violazione del codice della navigazione per ottenere l’intervento auspicato. Innanzitutto è bene precisare una cosa: per conoscenza o per atto dovuto, la telefonata alla capitaneria di porto deve essere fatta. Il numero da comporre non è il 1530 che è la linea per le emergenze del diporto nautico ma è quello del centralino della capitaneria di porto che ha giurisdizione nel compartimento marittimo dove avviene l’illecito. Per conoscerlo si deve cercare sul motore di ricerca il sito internet istituzionale della Capitaneria di porto della zona. Se ad esempio l’illecito avviene a Boccadasse, la Capitaneria di porto che ha giurisdizione in ambito territoriale è quella di Genova, pertanto scriveremo come parole chiave sul motore di ricerca “capitaneria porto genova”. Il motore di ricerca ci dirotterà sul sito: https://www.guardiacostiera.it/capitanerieonline/index.cfm?id=13 . Nella home troveremo il numero del centralino, in questo caso lo 010- 27771. Dopo aver composto il numero risponderà l’operatore di servizio del centralino. Per non perdere tempo bisogna presentarsi, basta un nome ed un cognome, chiedendo di essere indirizzati all’ufficio di competenza per segnalare un reato penale riguardante la pesca. Inutile fornire troppe generalità senza che vengano espressamente richieste perché può capitare poi di doverle ripetere al secondo operatore sul quale verrà inoltrata la chiamata. Si perde solo tempo. Il centralinista ha solo il compito di passare le chiamate ai vari uffici competenti e non si interessa di altro, salvo che non lo richieda espressamente.
La dinamica deve svolgersi in questo modo:
1) Accertamento; scopriamo un pescatore che di notte o con sistemi illegali come l’utilizzo di esplosivo o di veleni si accinge a pescare.
2) Ricerca su internet; oramai tutti abbiamo internet oppure possiamo chiamare un amico che si trova a casa chiedendo di trovare il numero della capitaneria più vicina.
3) Composizione del numero di telefono; parleremo con il centralinista spiegando brevissimamente cosa dobbiamo segnalare e chiedendo di essere passati all’ufficio di competenza.
Una volta che il centralino dirotta la telefonata alla centrale operativa, è buona norma effettuare una seconda presentazione, nome cognome ed il proprio numero di telefono, spiegare il motivo della chiamata e poi fornire tutte le informazioni del caso:
– Luogo dettagliato e riferimenti facilmente riconoscibili come discoteche, residence, spiagge private nei paraggi.
– Numero di targa del veicolo utilizzato dal trasgressore.
– Fare presente che si è disponibili a collaborare in attesa dell’arrivo del personale preposto.
-Informare se il trasgressore possiede un fucile da pesca che potrebbe usare come arma impropria.
– Eventuale presenza di complici a riva.
-Segnalare l’eventuale presenza di utensili tipici della pesca illegale come boccette di vetriulo (verde rame, è un veleno), esplosivi, scariche elettriche, martello e scalpello, trivella pneumatica, autorespiratori eccetera.
Può capitare, come si è detto, che la segnalazione viene accolta ma che gli uomini non interverranno per svariati motivi. In quel caso è utile contattare un’altra forza che ha i compiti tipici della Capitaneria di porto. Si può quindi cercare il numero di telefono, in maniera analoga con l’utilizzo di internet, della sede della polizia, della finanza e del corpo forestale dello stato più vicini in zona.
Il nucleo specializzato del corpo forestale è quello della emergenza ambientale, il cui numero di telefono è il 1515 ; un numero ed un reparto attivi 24/24h. Io consiglierei di allertare in seconda battuta questo corpo in quanto risulta essere il più idoneo. Non è raro però che il pescatore illegale, che nel frattempo ha terminato la sua battuta, si metta a commercializzare il prodotto ad ignari passanti o passi il pescato a terzi intermediari per piazzarlo illegalmente nella filiera ittica. In quel caso è la Guardia di Finanza a risultare il corpo più indicato da contattare in seconda battuta. Le dinamiche e le informazioni da fornire alla segnalazione sono le medesime. Importante è riferire il numero di targa del veicolo utilizzato dal trasgressore, unico vero elemento capace di far risalire al nome ed alla residenza del proprietario nel caso gli uomini non possano intervenire tempestivamente.
E’ innegabile che tutte le forze dell’ordine hanno problemi e questioni ben più urgenti e rilevati di un bracconiere, quindi è possibile che allertando anche due corpi, nessuno risponderà alla segnalazione. Il nostro dovere da cittadini lo abbiamo compiuto, alla luce del fatto che un domani anche altri cittadini segnaleranno con le stesse modalità tale individuo tramite il suo numero di targa. Dopo numerose segnalazioni è più probabile che qualcosa si muova, e per accelerare i tempi si possono tentare tre stratagemmi. Uno soft, uno medium e l’altro hard.
Lo stratagemma soft consiste nel riferire ad amici e parenti presenti in zona, l’accaduto. In questo modo ognuno di loro effettuerà una chiamata con la stessa segnalazione da voi fatta precedentemente. Questo stratagemma potrebbe sollecitare l’intervento imminente in quanto a denunciare l’irregolarità non è un unico cittadino fuori dal coro ma sono molti cittadini che a distanza di minuti segnalano lo stesso reato. Potrebbe funzionare…. 😉
Lo stratagemma medium, consiste nello sporgere denuncia avvalendosi della testimonianza di almeno due o tre altre persone presenti, assumendosi in prima persona la responsabilità di segnalare questo illecito. E’ una situazione sempre ambigua perché la legge italiana è troppo lenta e complessa. La persona denunciata potrebbe trovare a sua volta dei testimoni che riferiscono di essere stati con lui altrove nel momento in cui la nostra versione sostiene che invece si trovava in acqua. Inoltre se questo trasgressore appartiene alla malavita locale potreste subire ritorsioni. Bisogna dunque valutare per bene. A volte lo stratagemma medium può anche essere rappresentato da un rimprovero rivolto al bracconiere al termine della sua battuta illegale. A tutti noi è capitato di litigare con bracconieri durante o dopo l’esercizio della pesca. Personalmente in passato ho avuto un diverbio con una persona che ha chiuso con le reti un tratto di costa impedendomi di uscire dall’acqua. dopo delle minacce di denuncia che ho fatto, non ho mai più visto quella persona in quel luogo. A volte basta anche solo far saltare l’anonimato di questa gente che cerca riservatezza, per far passare loro la voglia di essere scoperti una seconda volta.
Lo stratagemma hard, consiste nell’applicazione dell’articolo 383 del codice di procedura penale in materia di arresto in flagranza di reato da parte di un comune cittadino. Cito testualmente:
“Nei casi previsti dall’art. 380 ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio. La persona che ha eseguito l’arresto deve senza ritardo consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia.” .
Il reato di bracconaggio è equiparato al furto ai danni dello stato; caso menzionato nell’articolo 380 citato :
“Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria procedono all’arresto di chiunque è colto in flagranza di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti anni.”.
E’ qui che iniziano i problemi: le pene per il bracconaggio dipendono dalla valutazione del Giudice. Di per se il reato di bracconaggio prevede una pena di 3 anni, quindi non rientrerebbe nella fattispecie. Tuttavia il bracconiere può macchiarsi di altri reati che si aggiungono a quello proprio del bracconaggio, quali l’utilizzo e la detenzione di esplosivo, di veleni, di scariche elettriche, di erogatore e bombole, agisce in orari non consentiti (dal tramonto all’alba), preleva specie altamente protette come i datteri di mare provocando anche danneggiamenti… La legge ancora una volta non aiuta, e passare dalla ragione al torto è un attimo. Per questi motivi è altamente sconsigliato intervenire con il metodo hard se non quando si è strettamente sicuri di rientrare nella fattispecie. Inoltre c’è da considerare che il bracconiere è in genere armato. Fucile, coltello, oggetti contundenti…persino gli organismi prelevati potrebbero essere usati per ledere chiunque. Può capitare che egli si spogli sul posto, si metta in accappatoio e chiuda tutto in macchina. A quel punto ognuno può valutare da se. Con il metodo hard si obbliga l’autorità ad intervenire poiché l’arresto è stato già compiuto e notificato dal privato cittadino. Le autorità hanno l’obbligo di verbalizzare e prendere in custodia il trasgressore. Per questo genere di intervento è necessario allertare unicamente i Carabinieri, componendo il numero 112. E’ pertanto il sistema più efficace in assoluto a patto che sia attuabile. L’ho voluto citare per dovere di cronaca. Per maggiori consigli fornisco alcuni link utili e che illustrano le corrette dinamiche dell’arresto del privato cittadino:
https://it.wikihow.com/Effettuare-un-Arresto-da-Privato-Cittadino
https://questure.poliziadistato.it/MassaCarrara/articolo-6-305-31519-1.htm
https://www.kultunderground.org/art/752
In generale il bracconaggio è una delle piaghe italiane che affonda le radici in una cultura che non parte dalla legalità, che trova sempre la strada facile per arricchirsi senza trovare compromessi con la natura e la sua incolumità. Prevenire è meglio che curare, dunque non sarà scontato concludere questo primo articolo dicendo che è opportuna una campagna di sensibilizzazione e di educazione per coloro che si accingono a pescare e a vivere in questo splendido paese con i mari più belli del mediterraneo; dove campioni di fama mondiale hanno imparato a pescare riuscendo a riempire bellissimi carnieri anche pescando di giorno e nella piena legalità.
Per terminare, cito il caso epico della lotta al bracconaggio italiano. Si tratta del celeberrimo “Nando no-limits”, bracconiere palermitano che era solito filmare le sue imprese lanciando frecciate contro le forze dell’ordine che a suo dire non lo avrebbero mai acciuffato. Questo per far riflettere sul fatto che spesso attorno ad un bracconiere deve accendersi un certo interesse mediatico prima che qualcuno intervenga, e comunque prima o poi la giustizia fa il suo corso. Basta solo avere pazienza.
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32 Comments
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Molto utile 😉
Senz’altro un articolo molto interessante, che poteva scrivere solo una persona competente in materia come te; oltrechè estremamente utile a noi pescasub, è anche un argomento nuovo rispetto ai discorsi che si fanno di solito nei forum. Avrei un po’ di domande:qual’é e come viene applicata la discrezionalità sui divieti di pescasub estivi da ogni capitaneria sul territorio di competenza? È vero che in realtá permangono divieti di pesca davanti alle spiagge anche in pieno inverno? Come per il malvivente di cui sopra, se esco dall’acqua e chiudo del pesce, magari oltre il limite di peso, nel baule dell’auto, differenziando il caso tra esser stati visti o no, la capitaneria può obbligarmi ad aprire il baule o ha il potere di perquisire l’auto? Grazie del tuo impegno
Ottimo e interessante articolo, da diffondere.
rispondo per gradi:
1) che cosa intendi per discrezionalità?
2) Dipende. ogni ufficio marittimo della capitaneria emette delle ordinanze sottoscritte dal comandate, che sono frutto delle ricerche e del lavoro di raccolta dati e rapporti dei suoi uomini e della situazione differente per ogni distretto. ogni ordinanza ha una data di inizio e di fine. ti faccio un esempio. per una gara di pesca viene interdetto uno specchio acqueo. l’ordinanza che viene emessa si esaurisce allo scadere della gara stessa. sul documento dell’ordinanza è chiaramente scritta la validità della stessa. ci sono tuttavia ordinanze che hanno carattere stagionale ed anche permanente. fa fede il contenuto dell’ordinanza perchè qualora ti venga contestata fa fede ciò che viene decretato. comunque sto creando l’articolo numero due dove parlerò proprio di multe e contestazioni, grazie alla tua domanda introdurrò anche il tema delle ordinanze così facciamo chiarezza anche su quello.
3)il mio primo verbale (di ben 4000euro) l’ho fatto proprio ad un pescatore che ha occultato il suo pescato dopo che questo era stato messo da me e dai miei colleghi sotto sequestro(l’ha gettato in mare). il discorso delle perquisizioni delle forze dell’ordine in generale è molto chiaro e regolamentato dall’art. 352 del codice di procedura penale. ti faccio un sunto, poi se hai richieste specifiche chiedi pure. di massima gli agenti di polizia giudiziaria non possono procedere ad una perquisizione perchè è un compito che spetta solo agli ufficiali di polizia giudiziaria (sarebbero i carabinieri che vestono almeno il grado di brigadiere, perchè gli appuntati sono solo agenti di polizia giudiziaria proprio come noi) od ai pubblici ministeri e solo in determinati casi di flagranza di reato o rischio di tracce o prove che potrebbero perdersi.Gli agenti della capitaneria per questo motivo possono solo chiedere di aprire il cofano dell’auto ma se c’è rifiuto da parte del presunto trasgressore non si può forzare la cosa se non chiedendo supporto ai carabinieri. è molto importante che in questa eventualità venga richiesto espressamente il verbale di perquisizione altrimenti questo atto è da ritenere illegittimo e gli ufficiali che eseguono la perquisizione possono essere anche denunciati. è raro che la capitaneria si avvalga dell’ausilio dei carabinieri perchè comunque il codice della navigazione prevede delle casistiche che fungono da escamotage. se quindi da una parte il trasgressore può rifiutarsi di aprire il cofano per la tutela dell’articolo 352 del c.p.p., è anche vero che può essere multato secondo il codice della navigazione per occultamento del pescato. e la multa come ti dicevo prima è salatissima.in quel caso bisogna vedere se conviene beccarsi la multa di 500 euro + sequestro del pescato e dell’attrezzatura al posto delle 4000 euro dell’occultamento. gli agenti comunque vengono addestrati bene al riguardo. siccome mi hai chiesto di differenziare i casi ti dico che nel caso il pescato fosse stato visto dalla capitaneria prima che venga ad effettuare il controllo, stai pur certo che uno degli agenti ha gia fotografato a distanza il pescato e se ne avvarrà come prova. in quel caso non c’è nemmeno il bisogno di perquisire perchè la fotografia andrà agli atti a prescindere. dopo aver fatto la foto, comunque, gli agenti sopraggiungeranno dichiarando subito che il pescato è posto sotto sequestro. in questo modo, se nel frattempo il trasgressore tenta di occultarlo commette un’ulteriore aggravante del reato perchè occulta del materiale posto sotto sequestro preventivo. se invece la capitaneria non vede cosa hai preso perchè magari sopraggiunge quando hai caricato tutto a bordo e stai per andare a casa, per gli agenti è più difficile contestarti il pescato, ma in realtà è difficile contestarti qualsiasi cosa. se sospetta che tu sia un bracconiere comunque ti chiede di vedere il pescato, ma è chiaro che poi si ritorna al discorso di prima, ossia che in caso di negazione si viola la legge sull’occultamento del pescato.
Grazie della risposta, da quello che scrivi è molto difficile comprendere le norme senza uno studio specifico. Per discrezionalità intendo il fatto che le ordinanze partono in momenti diversi secondo i territori, in alto Adriatico cominciano prima che a maggio in Liguria, poi c’è chi dice che devi stare sempre e comunque a 100mt dalla costa anche se rocciosa e altri no, poi ci sono posti come nelle Marche dove ti multano se peschi sui frangiflutti davanti alle spiagge anche in inverno, io una legge non l’ho letta quindi potrebbe trattarsi di chiacchiere però sai bene che non ci sono certezze, sembrano divieti mascherati da limitazioni e dobbiamo muoverci spesso come ladri nell’oscurità, con una legge sbagliata sulla quantità del pescato e sulle distanze da terra rispetto ai natanti.
Gioacchino in quali regioni peschi? così ti dico dove reperire e studiare le ordinanze comodamente seduto a casa. 😉
Grazie. Io pesco abitualmente in Liguria però sono originario di San Benedetto del Tronto, quindi qualche volta sono lì o più facilmente a Martinsicuro che è già Abruzzo, andando all’albissima si riesce a far qualcosa, più per allenamento che per pesce
Per noi pescatori onesti ci sono delle regole abbastanza restrittive, ad esempio sul luogo, capita per me pescare nei pressi di una darsena, comunque sottocosta e al riparo dal passaggio delle barche, ma in teoria non dovrei al di sotto dei 500mt.
C’è un trucco legale per evitare la multa?
@Gioacchino: ogni capitaneria ha un suo apposito sito, e su ogni sito c’è in alto nella fascia verde l’opzione “ordinanze”. è facile consultarle perchè escludi le ordinanze che non ti servono, come regate veliche e zone interdette per lavori di condutture subacquee. lì trovi ogni limitazione che esiste in materia di pescasub. nel caso della liguria, ti cito quella di Genova perchè ho caricato per un anno le ordinanze in questa interfaccia: http://www.guardiacostiera.it/capitanerieonline/ordinanze.cfm?id=13
@Ivan: l’unica escamotage legale che hai a disposizione per contestare un verbale in quel luogo è quello di NON far mettere le coordinate per iscritto sul verbale dagli agenti e prima di firmare, fai mettere per iscritto la seguente dichiarazione: “Sono convinto ed ho fatto presente agli agenti che il luogo della presunta infrazione è consentito alla pescasub”. in quel modo puoi costruire la tua difesa dichiarando (stavolta le coordinate ce le metti tu) che sei stato fermato in un punto che è fuori dai 500 metri fatidici. cosa che non potresti fare se invece gli agenti mettono per iscritto le coordinate sul verbale. ma c’è un’escamotage anche per quello. il problema è che coordinate o no, potresti rischiare comunque che l’attrezzatura ti venga posta sotto sequestro. se il giudice di pace accoglie la tua istanza e crede sulla parola tua che le coordinate erano quelle riotterresti tutto, ma in caso contrario sono altri casini. approfondiremo bene nel prossimo articolo 😉
Bè comunque ci stai presentando un universo tutto nuovo sulle capitanerie, non sono solo quei rompipalle che ci impediscono di pescare, si guadagnano lo stipendio e dobbiamo loro rispetto, anche se è difficile non vederli come degli antagonisti, anche perché singoli individui, come ovunque, ti fanno odiare una categoria, vedrò anch’io di cambiare ottica, anche se la discriminazione verso di noi esiste a tutti i livelli ed è innegabile.
esiste, ma è dettata anche quella dall’ignoranza delle istituzioni verso noi. bisognerebbe conoscersi meglio reciprocamente. ci vogliono anni
dimenticavo, @gioacchino, non so dirti se effettivamente esiste un periodo di tempo in cui per ogni regione vengono emesse le ordinanze stagionali. non era mia competenza decidere e disporre. quello che so per certo è che c’è una equipes tecnica in ogni capitaneria il cui compito è quello di valutare i potenziali rischi del distretto a seconda della capacità di intervenire di cui dispone la capitaneria stessa. se ad esempio ci sono poche motovedette e molti punti di potenziale pericolo, è facile che almeno i punti più limitrofi vengano vietati così da dirottare bagnanti, barche e pescatori in zone in cui l’intervento è più immediato. prima della stagione balneare il comandante chiede un rapporto all’equipes tecnica sulla situazione del distretto. l’equipes presenta un rapporto ed anche la bozza dell’ordinanza. se il comandante è daccordo con le valutazioni ed i suggerimenti dei tecnici firma la bozza e si assume la responsabilità di ciò che ne deriva. se invece valuta eccessivi o riduttivi gli obblighi abbozzati alla luce dei rilevamenti presi, dispone una seconda bozza. in questo caso si perde tempo. credo che la tempistica dipenda unicamente da queste procedure burocratiche, o al massimo dai tempi che impiegano per ultimare i rilievi e valutare gli interventi da fare. ultimamente ho notato una certa facilità con cui si vietano zone di pesca. credo sia da imputare al fatto che non ci sono risorse e le poche che ci sono devono essere impiegate unicamente per il soccorso. qui in puglia recentemente sono state interdette numerose zone. so benissimo il malcontento di chi le frequentava, ma effettivamente se io dovessi rispondere di incidenti in un tratto di costa pericoloso, avrei fatto lo stesso in assenza di mezzi per la messa in sicurezza. finchè ci sarà crisi prevedo che queste interdizioni aumenteranno ancora.
Io che faccio bassofondo e strusciapanza tutto l’anno continuerò a fare disobbedienza civile, sperando di non incappare in controlli e sanzioni. A a 100 o 300 metri dagli scogli o a 500 dalle spiagge non ci andrò mai: vuol dire farsi passare i motoscafi sopra la testa. Preferisco rischiare l’attrezzatura piuttosto che la vita.
Mitom hai ragione, anche io come te pesco nel bassofondo tutto l’anno. Cerco di rispettare le regole ma visto che x ora non ho un gommone non posso rispettare le distanze, comunque anche i pescatori con le reti dalle mie parti sono capaci di calarti le reti addosso addiritura la calano all’entrata del porto, poi anche col pallone alcuni passano vicino… roba da omicidio.
Riguardo ai pescatori bracconieri o pescatori con reti strafottenti, bisognerebbe punire con gran severità perchè anche le reti calate a riva mettono a rischio noi e i bagnanti. Anche questo credo che faccia parte della categoria dei bracconieri.
Tommaso, salvo diverse disposizioni, la legge è chiara per la distanza. 500 metri dalle spiagge FREQUENTATE DAI BAGNANTI. ciò significa che in estate è possibile pescare entro i 500 metri, prima o dopo gli orari consentiti alla balneazione (dalle 8 alle 20)e durante tutto l’inverno quando la stagione balneare è chiusa e di massima non ci sono neanche bagnanti. il problema è far capire ai bagnanti che esistono questi orari e vanno rispettati. nel caso ci fossero bagnanti prima del fatidico orario di apertura alla balneazione, per noi scatterebbe la sanzione ma per loro no. bisognerebbe far scrivere sul verbale l’orario preciso del fatto avvenuto e dichiarare che “il bagnante o i bagnanti frequentanti la spiaggia ove si svolgeva l’attività di pesca si accingevano alla balneazione fuori dall’orario previsto” prima di firmare il verbale. solo così il giudice di pace potrebbe accogliere l’istanza riconoscendo che erano i bagnanti ad essere in difetto e non noi. alcuni giudici tuttavia danno ragione di questo fatto ma ribadiscono che in presenza di bagnanti, in regola o non in regola che siano, ai fini della sicurezza è opportuno rispettare la distanza ugualmente… è un’ingiustizia bella e buona. nessuno si sognerebbe di scagionare un ladro solo perchè la refurtiva non era custodita bene…
Io ho fatto un’esperimento. Premetto che ho eseguito la prova in luogo sicuro e senza bagnanti per Km. Ho tolto la sagola al mio hf90 con doppio elastico da 17,5 caricato a 380% asta da 6,5 ed ho tirato orizzontale ad un metro sott’acqua e poi giusto a pelo con appena la testata fuori.In entrambe i casi il dardo non ha neanche sfiorato i 500m.
Comunque esistono tecniche balistiche che sanno dire la massima gittata del fucile. Penso che il limite debba essere proporzionale al fusto del fucile.Per capirsi, se pesco con un 35 pneu posso stare a 10 metri che anche senza sagola non bucherebbe un foglio di carta bagnata. Mentre un fucile da oceano aperto ha sicuramente un potere maggiore. In genere,da ingegnere, quando ho dei dubbi mi affido alla tecnica.Le case produttrici hanno già sperimentato il loro prodotti, quindi le info tecniche esistono già, bisogna solo legalizzarle.
Altra cosa da rivedere è il limite del pescato(non le taglie minime, che potrebbero anche essere aumentate),tutti sappiamo che può capitare di sforare già con 2-3 pesci in poco tempo.Quindi, dopo che mi sono preparato tutto la sera prima, ho fatto una levataccia per essere in acqua in tempo giusto, mi capita la botta di fortuna e dovrei abbandonare la pesca?Aumentare il limite di peso ragionevolmente non significa distruggere il mare.Il mare lo distruggono tutti quei pescatori che “perdono” piombi,esce finte, lenze,ami, reti, etc, etc, etc.Potrei aprire un negozio se solo raccogliessi tutto quello che c’è sul fondo.
Adesso concludo, il discorso sarebbe vasto e complesso, la regola migliore è il buonsenso che purtroppo non tutti possiedono.
Rispettate il mare e lui vi ricambierà.
Buon mare a tutti.
io credo che il limite dei 500 metri sia solo un fatto precauzionale nell’eventualità che l’asta parta accidentalmente fuori dall’acqua. ed in effetti ad un’angolazione di 45° un’asta nell’aria può percorrere anche 200-300 metri. certo, dovrebbe anche sussistere l’eventualità che il terminale ceda e che consenta di compiere tutta quella distanza. ma la prudenza non è mai troppa. in effetti se un’autorità riduce le distanze e poi si verifica questa seppur remota possibilità, sono guai per chi doveva prevederlo, oltre che per chi causa questo danno. io ricordo tempo fa, quando ero alle prime armi, che stavo cercando di caricare un fucile oleopneumatico appena entrato in acqua. siccome il pistone non agganciava io mi dimenai in acqua ruotando su me stesso nel tentativo di farlo agganciare finchè non esaurii l’apnea e le forze. non so benissimo cosa è successo, ma ricordo solo che mi ritrovai il guanto insagolato con la mano miracolosamente illesa e con l’asta conficcata nella sabbia della spiaggia dalla quale ero entrato. se c’erano stati bagnanti erano cavolacci amari.
Vorrei chiederti una comferma, per chiarezza legislativa, è vero che, per legge nazionale, dovremmo stare, spero solo in periodo balneare, a 100mt anche dalle coste a picco? Mi hanno detto poi che la Liguria per prima ha derogato a questa regole e poi è stata seguita da altre capitanerie, che ne dici?
i 100 metri dalle coste a picco sono validi sempre, ma in genere fuori dal periodo estivo la capitaneria chiude un occhio e tollera di buon grado la presenza dei pescasub anche a ridosso della scogliera. in liguria che io sappia vale la stessa regola e non c’è nessuna deroga almeno non formalizzata dalla capitaneria. forse si tratta di un’ordinanza locale o regionale ma mi sembra strano.
Fuori dal peeriodo estivo intendi quindi tutto il resto dell’anno? Cioè di fatto è come se fosse vietato pescare sempre e bontà loro sein ottobre o marzo non ci multano?
Se è così come possiamo non sentirci perseguitati e non vedere nelle capitanerie e in qualsiasi corpo marittimo il “braccio armato” di chi ci vuole colpire col supporto di una legge discriminante? Vedi che torniamo a bomba sul vedere con diffidenza le divise perchè siamo in loro balía con tutto ciò che ne consegue sul rispetto verso di loro, a noi non ci rispetta nessuno, non è un bello stato d’animo per pescare, torniamo al doverci sempre nascondere come ladri.
Praticamente quella era la risposta alle mie prime domande, sulla discrezionalità e sui divieti anche in inverno, potenzialmente con noi possono fare quello che gli pare e a me interessa solo come non farmi fregare, per quanto abbiano ristretto le zone le leggi lacustri sono molto più intelligenti e umane, sulle quote di pescato e sulle multe.
esatto, vale tutto l’anno. purtroppo è una legge discriminatoria ma bisognerebbe prendersela con lo scienziato che l’ha fatta, non con chi la fa rispettare secondo me. comunque si può sfruttare ancora una volta l’interpretazione a nostro favore. la legge non cita testualmente la definizione di scogliera a picco, dunque si può anche sostenere la tesi, in sede di contestazione del verbale, che la costa non fosse “a picco”. non serve nemmeno essere avvocati per intuire che una legge così generica è molto più contestabile. 😉 basta anche solo un leggero smottamento del costone o l’altezza esigua del promontorio per contestare il fatto che in quel punto la scogliera non è “a picco”.
Almeno, pur essendo valida tutto l’anno, la legge nazionale ha anch’essa degli orari? Bello pescare sapendo che sei sempre e comunque in difetto, per me il furbone che ha fatto la legge aveva il preciso scopo di vietare tutto senza vietare espressamente, questo dá modo a chiunque sia preposto di colpirci, come il comandante della capitaneria di S. Benedetto del Tronto che sul Resto del Carlino ha dichiarato, secondo i miei amici in loco, “guerra ai pescatori subacquei” , e infatti rompono anche durante l’anno, cosa che non fanno le altre forze dell’ordine pur essendo presenti, quindi qualsiasi idiota maniaco, assurto a questi ruoli, può legalmente perseguirci e possiamo averne ragione solo con cavilli che occorre però saper maneggiare prontamente sul posto.
Ma poi mi chiedo: perché?
sinceramente una affermazione simile non so se sia vera ma mi fa sorridere. semplicemente perchè non si può fare la guerra ai pescasub se questi rispettano le regole. ed anche se fosse la capitaneria non può fare altro che verbalizzare la cosa. la vera guerra si fa da un giudice. i militari della capitaneria sono come i commessi di un negozio. ti servono, ma poi a pagare il conto si va dal titolare. analogamente loro ti colgono presumibilmente in difetto e ti lasciano il documento che attesta quanto da loro rilevato. ma la partita si gioca dal giudice di pace. quindi io non mi preoccuperei. comunque c’è anche da vedere in che contesto ha affermato quello. perchè se ha posto divieti che vengono regolarmente infranti dai pescasub, ci credo che gli fa poi la guerra. altrimenti le leggi per quanto ingiuste cosa esistono a fare?
In effetti un’affermazione del genere crea dubbi anche se vera, perché riportata avulsa dal contesto e poi magari sintetizzata in maniera discutibile dal giornalista, poi magari si é pronti a credere al lato più negativo delle cose. Però avere quella legge che fa da spada di Damocle, se ti multassero sui frangiflutti in inverno, è dura difendersi, chi ti colpisce in quelle circostanze è perché sa il fatto suo. Io comunque adesso mi sento così, con la continua possibilità che mi arrivi qualcosa tra capo e collo, altro che rilassamento per l’apnea.
Buongiorno a Tutti, leggendo i vostri commenti mi sono reso conto di essere un pescatore irregolare ( credo come tanti altri ) .. Dagli stabilimenti balneari e dai baganti in generale non tengo 500mt, ma dei Chilometri, infatti non voglio altre persone tra le pinne; però sono costretto a pescare in pieno giorno e pesco sempre appiccicato alla costa, come ha detto Mytom : “meglio una multa che il corpo lacerato da un’elica”.
Inutile prendersela con la guardia costiera, è come entrare al supermercato e prendersela con le commesse di turno, quando la responsabilità è degli amministratori; se ci sono delle normative insulse, non è colpa di chi è chiamato a farle rispettare, ma di chi le ha fatte !! e che pretende vengano rispettate !! Come al solito molte regole sembrano partorite da persone incompetenti e sotto l’effetto di droga !! Comunque, io continuo a pescare come ho sempre fatto, la prima multa con ritiro dell’attrezzatura che becco, smetto di pescare e vendo la casa al mare e buonanotte a tutto il mondo della pesca Apnea ( ATTENZIONE perchè non sono l’unico a pensarla cosi, ve lo posso garantire ) ! Comunque a forza di partorire stupidate prima o poi qualcuno pagherà il conto ( e non mi sto riferendo solo alla pesca apnea, ma alla situazione Italiana ed Europea in generale ).
Posso condividere che ci sia una legge che imponga ad un pescatore la distanza dagli stabilimenti balneari, posso accettare le AMP, ma non capisco proprio il limite dei 100 – 200 metri dalla costa !! Vuol dire rendere in pratica la pesca apnea proibita ! Ho tanti amici pescatori ( decine ) solo uno di questi ( dotato di mezzo nautico e profondista ) forse rispetta ( in estate ) questo limite .. per tutti gli altri … !
Io una cosa da segnalarvi ce l’ho, dunque : Il limite dei 200 metri dalla costa per i pescatori in apnea è una grandissima Cretinata !!!
Ragazzi, per fare le cose fatte bene, dovrebbe esserci solo il limite dei 500 metri dagli stabilimenti balneari ( che è già un limite esagerato ed enormemente sovradimensionato in rapporto alle prestazioni dei fucili da pesca utilizzati ), ma stabilimenti balneari certificati, con tanto di bagnino …
Infatti, considerando che non abbiamo armi da fuoco, ma delle fionde che in acqua hanno pochi metri di gittata; sottolineo, non spariamo proiettili o palle che a centinaia di metri sono in grado di perforare un corpo umano, quindi già un limite di 200 metri dagli stabilimenti sarebbe sufficiente.
Come scrivevo, tenendo il limite ESAGERATO dei 500metri, bisognerebbe segnalarlo durante la stagione balneare, piazzando cartelli per informare all’ingresso degli stabilimenti, bagnanti e pescatori, inoltre dovrebbero essere piazzate delle boe provviste di bandiera per segnalare il limite dei 500mt dagli stabilimenti, specificando nel cartello che tali boe segnalano tale limite, ed inoltre anche le imbarcazioni dovrebbero rispettarlo.
Aggiungo che a mio modesto parere, a distanze maggiori di 500mt dagli stabilimenti balneari, anche i bagnanti dovrebbero avere l’obbligo di segnalarsi con la boa da sub !! in modo da essere visti dai pescatori e dalle imbarcazioni !!! è cosi difficile semplificare le cose per renderle chiare, rispettabili e giustificabili ?? Ragazzi, c’è poco da stare tranquilli, qui con queste regole stupide, la maggior parte ( per non dire tutti ) di noi è fuori legge !!! ed a rischio multa !!
Ma è possibile che i nostri colleghi di terra ferma girano con delle armi da fuoco su terreni privati ed hanno un limite di soli 100 metri dalle abitazioni ?? ed a noi ci hanno sbattuto 100 metri dagli scogli ???!!! ma vi rendete conto che questa è discriminazione ? o sono rimbambiti o vogliono eliminare la figura del pescatore in apnea rendendolo fuorilegge ! scusate lo sfogo ..
Per quanto riguarda le prestazioni dei fucili da sub fuori dall’acqua :
L’asta da 130cm di un arbalete monoelastico 95, spessore asta 6,5mm, lanciata da un elastico da 20mm calcolato al 3.2, cade rovinosamente al suolo dopo circa 20-25 metri … Non credo che tenendo anche un angolo di 45° l’asta possa arrivare a percorrere più di 50 metri, utilizzando fucili più lunghi e potenti, è vero che hanno più potenza, ma hanno anche aste più lunghe e pesanti, quindi credo che in termini di distanza non riescano a fare molto di più; sono tutti concepiti per scaricare più energia possibile a brevissima distanza.
Per avere armi da lancio in grado di poter fare danni seri a persone o animali a distanze di 100 metri, bisogna rivolgersi al mondo delle balestre da caccia – archi da caccia; queste armi si che sulla terra ferma hanno prestazioni paragonabili a piccole armi da fuoco … scusate se ritorno sulla questione, ma chi ha regolamentato la Pesca in Apnea negli ultimi anni, è probabilmente un’incompetente ed estremamente ignorante in materia, è molto probabile, che siano state chiamate a regolamentare la nostra attività persone che non hanno la minima idea di cosa sia la pesca in apnea !!! Detto questo un limite SEGNALATO !! di 200 metri dagli stabilimenti balneari può bastare ai fini di scongiurare incidenti; per quanto riguarda la convivenza tra bagnanti con fucile ( noi ) e bagnanti senza fucile, oltre il limite segnalato dagli stabilimenti balneari, basterebbe mettere per legge che la boa segnala sub è obbligatoria per tutti !!! Io personalmente mi tengo alla larga anche dagli altri pescatori una volta avvistata la loro boa !! Mentre pesco sotto costa do ripetutamente qualche occhiata fuori dall’acqua per vedere se ci sono altre boe .. come dicevo non voglio altre persone tra le pinne ..
Ragazzi, è quasi un mese che navigo a caccia di articoli che vedono coinvolti pescatori in apnea e multe .. dunque : Ci sono casi di persone multate perchè sorprese di notte o nelle AMP, ma ci sono anche moltissimi ( forse la maggioranza ) casi di poveri pescatori che si sono beccati la maxi sanzione più il ritiro di tutta l’attrezzatura per il mancato rispetto della distanza dalla costa ..
Credo di poter affermare con certezza che la pesca in Apnea è teoricamente consentita ma praticamente sarebbe vietata ! In particolare mi ha colpito un caso di un povero sfortunato che è stato MULTATO CON SEQUESTRO ATTREZZATURA per il mancato rispetto della distanza dalla costa in APRILE !!! .. Come ha detto 1000 risorse, la maggior parte delle volte chi controlla chiude un’occhio ( probabilmente consapevole dell’assurda regolamentazione di questa attività ) … Penso che sia inutile ogni tipo di discussione in merito, perchè di fatto alcune norme si possono rispettare solo ed unicamente con l’astinenza .. della serie : “potresti pescare, ma non puoi !”
Bisognerebbe fare uno sforzo tutti insieme, magari con delle petizioni firmate da tutti noi pescatori in apnea per chiedere che questa attività venga regolamentata in modo differente ! perchè in questo modo NON VA BENE !! Vogliono mettere una licenza di pesca in mare ? io dico OK ! ma la pesca in apnea deve essere regolamentata in maniera differente da quella odierna, rivedendo sopratutto le distanze dagli stabilimenti balneari, che oltre ad essere riviste devono essere segnalate .. e togliendo ovviamente l’assurdo limite dei 100 metri dalla costa ..
Bel articolo complimenti!
tuttavia le realtà sono diverse per zone e per regioni.
Segnalare il bracconaggio in alcune regioni e completamente inutile.
Chi pesca illegalmente non lo fa stupidamente.
Spesso mettono delle vedette all’uscita dei porti, per avvisare e dare il tempo ai compari di dileguarsi,
altri ancora sanno che la vigilanza non muove prima delle 9.00 di mattina quindi sono liberi di delinquere all’alba.
Per finire nel peggiore dei casi gli amici hanno sempre da spartire, e chiamare dando il nome e cognome potrebbe costare!