legge_giustiziaHo voluto redarre il primo di una serie di articoli inerenti il mare e le leggi italiane, al fine di fare chiarezza sulle questioni ancora poco assimilate dalla maggior parte dei pescatori in apnea. In questo primo articolo si parlerà di bracconieri e della normativa, delle operazioni da effettuare per una idonea segnalazione, di autorità competenti e di azioni che possiamo intraprendere anche in prima persona. L’idea è partita dopo che sul gruppo Facebook “salentopescapnea” un utente chiedeva informazioni circa la segnalazione di un bracconiere intento all’attività illecita ed immorale della pesca notturna. Le risposte degli altri appassionati sono state delle più svariate. Polizia, Carabinieri, Finanza, Capitaneria… ognuno consigliava quello che giustamente avrebbe fatto in quel momento tuttavia, spesso, conoscere i retroscena è fondamentale per sapere chi chiamare e perché.

Definiamo alcuni concetti di carattere generale prima di individuare cosa sia il bracconiere secondo la legge italiana e come si può efficacemente segnalare alle autorità competenti. Mi arrogo il “diritto” di scrivere questo articolo perché sono un ex militare della Guardia Costiera e conosco abbastanza bene cosa accade dall’altra parte della cornetta telefonica. Durante la mia formazione inoltre ho studiato ed imparato la normativa di riferimento e la sua applicazione prettamente operativa.

La Capitaneria di Porto come suggerisce il nome è nata per il controllo e la prevenzione di illeciti consumati nei porti, quali lo spaccio di droga o armi, l’imbarco di clandestini, l’esportazione e l’importazione delle automobili rubate o i traffici di gente da sfruttare (mercato degli organi, prostituzione, tratta degli schiavi, mercato nero delle adozioni minorili). Tuttavia alla Capitaneria è affidato anche il ruolo di controllo del demanio marittimo, dell’ambiente costiero, del diporto, il controllo del traffico marittimo e delle patenti nautiche, del registro dei marittimi italiani, dello shipping, delle verifiche di stato delle navi e del soccorso in caso di incidenti.  Ogni caserma è dotata di uno sportello aperto al pubblico dove si produce tutta la burocrazia del caso: dalla concessione dei permessi di accesso agli ingressi del porto, alle concessioni balneari per stabilimenti, chioschetti ambulanti o per il noleggio dei pedalò, ai permessi per poter fotografare aree portuali. Negli anni lo sfruttamento delle risorse turistiche e degli illeciti avvenuti nel demanio marittimo, che per definizione non è giurisdizione delle altre forze militari o di polizia in quanto viene disciplinato dal codice della navigazione, ha fatto si che la Capitaneria di porto svolgesse anche i ruoli che siamo abituati a vedere nel telefilm “Baywatch” degli anni ’90 da parte del corpo americano dei “Coast Guard”. E’ per questo motivo che oggi la Capitaneria di porto ha anche assunto la funzione di Guardia Costiera ed i militari impiegati vengono addestrati come Agenti di Polizia Giudiziaria. Per la legge un agente di polizia giudiziaria è l’unico accertatore in grado di poter contestare un reato. Molto spesso dei trasgressori che vengono fermati dalla Capitaneria di porto minacciano di telefonare ai Carabinieri o alla Polizia rifiutandosi di fornire i loro documenti identificativi perché – ritengono – che gli uomini della Capitaneria siano dei civili alla stregua di custodi o ausiliari del traffico. Tutta colpa dell’ uniforme storica delle truppe che volgarmente viene definita “paperina” ricordando l’abbigliamento del personaggio Disney, Paperino. E’ un’uniforme poco accattivante e può anche suscitare simpatia e discredito. In realtà gli uomini della Guardia Costiera sono militari della Marina italiana, indossano le stellette sul colletto e sono gli unici che hanno giurisdizione nel demanio marittimo. Pertanto hanno anche la facoltà di eseguire accertamenti, arresti, identificazioni o verbali di contestazione; quindi è importante non contestare mai, MAI la loro autorità rifiutandosi di ottemperare alle loro richieste perché si commetterebbe un reato ben più grave.

Fra le mansioni della Capitaneria di porto c’è anche il controllo della pesca che da qualche anno si occupa della compilazione gratuita del censimento dei pescatori ricreativi ma che da sempre si è occupata di concessioni professionali e di permessi di vario tipo: dalle aree adibite alle reti di allevamento fino alle flotte dei pescherecci. Il Nucleo Pesca della Capitaneria di porto esegue anche sporadiche e mirate uscite di perlustrazione della costa e della filiera ittica. In genere durante una di queste uscite ispettive vengono svolte indagini che abbracciano tutta l’area di competenza di ogni compartimento marittimo, ogni “distretto” di cui la caserma ha la responsabilità. Possono essere controllati i pescatori che si accingono ad uscire dall’acqua oppure i pescatori con canna da pesca che si accingono alla pratica, i pescherecci in arrivo, le reti che vengono collocate sulla banchina, le imbarcazioni da diporto di ritorno da un’uscita di pesca. Vengono eseguiti anche dei controlli random nelle pescherie, nei locali di mediazione come il mercato del pesce e nella merce ittica importata attraverso le navi cargo dall’estero. Sono questi uomini che ispezionano tra l’altro anche i tonni pescati dai pescatori ricreativi ai fini delle quote, dopo la telefonata che segnala la cattura effettuata.
Tutto ciò per avere idea dei molteplici compiti e delle competenze della Guardia Costiera, che nell’immaginario collettivo dei pescasub è vista in maniera a volte troppo fantasiosa. Il pescasub medio considera gli uomini della Capitaneria di porto come dei controllori delle coste il cui compito ideologico è quello di pattugliare 24 ore su 24 ogni singolo tratto di costa via mare o via terra.
In realtà non è così. Come la polizia stradale non può mettere un agente in ogni via di ogni centro urbano 24/24 h per controllare efficacemente OGNI strada, o come i Carabinieri non possono mettere di pattuglia un graduato per ogni ingresso di una banca, ufficio postale e luogo pubblico per contrastare efficacemente TUTTI gli illeciti che avvengono sul territorio italiano, così come i vigili urbani non possono presidiare 24/24h i semafori per fermare TUTTI coloro i quali bruciano il rosso, o così come la Finanza non può mettere agenti di pattuglia in tutti i risaputi ed abituali luoghi di spaccio per bloccare in toto le economie della malavita, anche la Capitaneria non può mandare i suoi uomini 24/24h a controllare un tratto di costa, l’ingresso del porto o qualche spot in mezzo al mare andando a zonzo con una motovedetta. Quindi togliamoci dalla mente queste fantasie romantiche e guardiamo in faccia una realtà: ci sono dei costi e dei benefici e lo stato soprattutto in questi tempi di ristrettezza lo sa bene. La delinquenza, in mare così come sulla terraferma ad oggi non può essere contrastata del tutto ed infatti prolifera anche per questo. Molto spesso si sente dire che i bracconieri sono in azione ogni giorno alla stessa ora e nello stesso posto. Basterebbe che una motovedetta si facesse trovare lì per fermarli. In teoria potrebbe anche essere così, se non parlassimo della realtà italiana. La malavita italiana anche se è poco organizzata, si avvale di semplici ed astuti stratagemmi che invalidano ogni controllo. Fuori dalle caserme o fuori dai porti ogni bracconiere ha un complice che all’uscita degli agenti o delle motovedette allerta i compagni con una telefonata in codice, una frase segnale e, i più sprovveduti , non si prendono la briga nemmeno di prendere questa precauzione: lo comunicano chiaramente perché sanno benissimo che le intercettazioni telefoniche costano per lo stato e nessun giudice autorizzerebbe intercettazioni per una manciata di pesci! E’ bene quindi indossare i panni del personale preposto e non considerarlo ingenuo ed incapace solo perché apparentemente non è in azione.

Prima di procedere analizziamo brevemente le competenze delle altre forze dell’ordine. La Polizia di stato si occupa principalmente di servizio di ordine pubblico. I Carabinieri si occupano della pubblica sicurezza e di polizia militare (tenete a mente questo dettaglio perché verrà ripreso più volte e non solo in questo articolo). La Finanza ha compiti istituzionali di polizia tributaria. Il Corpo Forestale dello Stato è l’organo che si potrebbe definire di “polizia ambientale“, perché i suoi compiti riguardano il controllo e la tutela della flora, della fauna e delle attività ad esse legate nel territorio italiano. Ognuna di queste forze ha anche compiti tipici di altre forze dell’ordine. Ad esempio la Finanza e la Polizia hanno il nucleo marittimo che svolge alcuni ruoli tipici della Guardia Costiera. I Carabinieri sono abili a svolgere anche servizio di ordine pubblico come la Polizia. Il corpo forestale ha anche funzioni antimafia specializzato in ecomafie; compito di pubblica sicurezza tipico dei Carabinieri. Si parla da tempo di una revisione delle forze dell’ordine in modo che ognuna abbia specifici ed univoci compiti. Ma ad oggi la situazione è ancora questa, e può capitare che sul demanio marittimo operino finanzieri , la forestale, la capitaneria o la polizia marittima indifferentemente ed in piena regola, anche se le funzioni tipiche di alcuni di questi corpi riguardano tutt’altro. E’ una situazione caotica che contribuisce a creare molta confusione ma si può anche sfruttare a nostro vantaggio come vedremo.

Passiamo adesso al cuore dell’articolo. Chi è il Bracconiere secondo la legge italiana? Il bracconiere è quel pescatore ricreativo o professionale che compie una violazione al codice penale. Nel codice della navigazione è contenuta la normativa che disciplina la pesca ed in generale è riportata la normativa di riferimento delle condotte umane svolte in ambito demaniale o nella acque nazionali. Gli illeciti in materia di pesca che un soggetto può compiere , secondo il codice della navigazione, possono essere di natura amministrativa o penale.  L’illecito amministrativo è la violazione che viene resa alla collettività a mezzo di una sanzione amministrativa pecuniaria e del sequestro dell’attrezzatura e del pescato. Sono quelle condotte che, detta in breve, non sporcano la fedina penale perché vengono rese alla collettività pagando la “multa” (termine improprio ma ormai consolidato nel linguaggio comune). Un pescatore che viene semplicemente “multato” non è un bracconiere ma solo un semplice trasgressore che ha violato una norma. Un esempio di illecito amministrativo è la pesca condotta entro i 500 metri dalle spiagge frequentate dai bagnanti in violazione della norma che prevede di pescare oltre tale limite.
Esistono tuttavia illeciti la cui pena non prevede una “multa” perché ad essere violata non è più una norma giuridica ma una legge penale. In quel caso la pena consiste in una serie di sanzioni previste dall’art. 17 del codice penale. In materia di pesca i reati più gravi sono contravvenzioni, e le pene previste sono l’arresto e l’ammenda, oltre che una denuncia penale ed il sequestro dell’attrezzatura e del pescato senza possibilità di riscatto. Il bracconiere si colloca proprio in questa fattispecie giuridica: è il pescatore che volontariamente vìola una legge penale; per le quali è previsto l’arresto, il pagamento dell’ammenda, la confisca (che a differenza del sequestro è permanente) di tutta l’attrezzatura  ed una denuncia che sporca la fedina penale.

Affinché un bracconiere possa essere efficacemente segnalato, occorre che le forze dell’ordine agiscano come previsto dal codice di procedura penale. Per farla breve c’è bisogno di cogliere in flagranza di reato il criminale e pertanto serve una segnalazione tempestiva ed efficace. Troppo spesso ci si lamenta del fatto che su chiamata la Capitaneria di porto, che è la forza che viene generalmente allertata, non interviene. Il nucleo pesca della Capitaneria è l’unico reparto in grado di intervenire per questo tipo di illecito ed è composto da addetti che hanno normali turnazioni di ufficio. Capita che per particolari indagini si muovano anche fuori dal normale orario lavorativo ma giustamente non è dato sapere con che criterio, in che periodo ed in quali orari o luoghi possono eseguire “retate” straordinarie. Quello che non è coperto da segreto istituzionale è presto detto: può capitare che il nucleo pesca, al momento della segnalazione alla centrale operativa della guardia costiera, non lavora oppure è impegnato in un altro intervento. La centrale operativa si trova nel centro di controllo del traffico e si occupa del controllo di tutto il “distretto” di competenza, coordinando le opportune operazioni grazie all’Ufficiale di servizio che assume provvisoriamente il ruolo del Comandante della Capitaneria. Per questo motivo si può sfruttare la competenza degli altri corpi in materia di violazione del codice della navigazione per ottenere l’intervento auspicato. Innanzitutto è bene precisare una cosa: per conoscenza o per atto dovuto, la telefonata alla capitaneria di porto deve essere fatta. Il numero da comporre non è il 1530 che è la linea per le emergenze del diporto nautico ma è quello del centralino della capitaneria di porto che ha giurisdizione nel compartimento marittimo dove avviene l’illecito. Per conoscerlo si deve cercare sul motore di ricerca il sito internet istituzionale della Capitaneria di porto della zona. Se ad esempio l’illecito avviene a Boccadasse, la Capitaneria di porto che ha giurisdizione in ambito territoriale è quella di Genova, pertanto scriveremo come parole chiave sul motore di ricerca “capitaneria porto genova”. Il motore di ricerca ci dirotterà sul sito: https://www.guardiacostiera.it/capitanerieonline/index.cfm?id=13 . Nella home troveremo il numero del centralino, in questo caso lo 010- 27771. Dopo aver composto il numero risponderà l’operatore di servizio del centralino. Per non perdere tempo bisogna presentarsi, basta un nome ed un cognome, chiedendo di essere indirizzati all’ufficio di competenza per segnalare un reato penale riguardante la pesca. Inutile fornire troppe generalità senza che vengano espressamente richieste perché può capitare poi di doverle ripetere al secondo operatore sul quale verrà inoltrata la chiamata. Si perde solo tempo. Il centralinista ha solo il compito di passare le chiamate ai vari uffici competenti e non si interessa di altro, salvo che non lo richieda espressamente.

La dinamica deve svolgersi in questo modo:

1) Accertamento; scopriamo un pescatore che di notte o con sistemi illegali come l’utilizzo di esplosivo o di veleni si accinge a pescare.
2) Ricerca su internet; oramai tutti abbiamo internet oppure possiamo chiamare un amico che si trova a casa chiedendo di trovare il numero della capitaneria più vicina.
3) Composizione del numero di telefono; parleremo con il centralinista spiegando brevissimamente cosa dobbiamo segnalare e chiedendo di essere passati all’ufficio di competenza.

Una volta che il centralino dirotta la telefonata alla centrale operativa, è buona norma effettuare una seconda presentazione, nome cognome ed il proprio numero di telefono, spiegare il motivo della chiamata e poi fornire tutte le informazioni del caso:

– Luogo dettagliato e riferimenti facilmente riconoscibili come discoteche, residence, spiagge private nei paraggi.
– Numero di targa del veicolo utilizzato dal trasgressore.
– Fare presente che si è disponibili a collaborare  in attesa dell’arrivo del personale preposto.
-Informare se il trasgressore possiede un fucile da pesca che potrebbe usare come arma impropria.
– Eventuale presenza di complici a riva.
-Segnalare l’eventuale presenza di utensili tipici della pesca illegale come boccette di vetriulo (verde rame, è un veleno), esplosivi, scariche elettriche, martello e scalpello, trivella pneumatica, autorespiratori eccetera.

Può capitare, come si è detto, che la segnalazione viene accolta ma che gli uomini non interverranno per svariati motivi. In quel caso è utile contattare un’altra forza che ha i compiti tipici della Capitaneria di porto. Si può quindi cercare il numero di telefono, in maniera analoga con l’utilizzo di internet, della sede della polizia, della finanza e del corpo forestale dello stato più vicini in zona.

Il nucleo specializzato del corpo forestale è quello della emergenza ambientale,  il cui numero di telefono è il 1515 ; un numero ed un reparto attivi 24/24h. Io consiglierei di allertare in seconda battuta questo corpo in quanto risulta essere il più idoneo. Non è raro però che il pescatore illegale, che nel frattempo ha terminato la sua battuta, si metta a commercializzare il prodotto ad ignari passanti o passi il pescato a terzi intermediari per piazzarlo illegalmente nella filiera ittica. In quel caso è la Guardia di Finanza a risultare il corpo più indicato da contattare in seconda battuta. Le dinamiche e le informazioni da fornire alla segnalazione sono le medesime. Importante è riferire il numero di targa del veicolo utilizzato dal trasgressore, unico vero elemento capace di far risalire al nome ed alla residenza del proprietario nel caso gli uomini non possano intervenire tempestivamente.

E’ innegabile che tutte le forze dell’ordine hanno problemi e questioni ben più urgenti e rilevati di un bracconiere, quindi è possibile che allertando anche due corpi, nessuno risponderà alla segnalazione. Il nostro dovere da cittadini lo abbiamo compiuto, alla luce del fatto che un domani anche altri cittadini segnaleranno con le stesse modalità tale individuo tramite il suo numero di targa. Dopo numerose segnalazioni è più probabile che qualcosa si muova, e per accelerare i tempi si possono tentare tre stratagemmi. Uno soft, uno medium e l’altro hard.

Lo stratagemma soft consiste nel riferire ad amici e parenti presenti in zona, l’accaduto. In questo modo ognuno di loro effettuerà una chiamata con la stessa segnalazione da voi fatta precedentemente. Questo stratagemma potrebbe sollecitare l’intervento imminente in quanto a denunciare l’irregolarità non è un unico cittadino fuori dal coro ma sono molti cittadini che a distanza di minuti segnalano lo stesso reato. Potrebbe funzionare…. 😉

Lo stratagemma medium, consiste nello sporgere denuncia avvalendosi della testimonianza di almeno due o tre altre persone presenti, assumendosi in prima persona la responsabilità di segnalare questo illecito. E’ una situazione sempre ambigua perché la legge italiana è troppo lenta e complessa. La persona denunciata potrebbe trovare a sua volta dei testimoni che riferiscono di essere stati con lui altrove nel momento in cui la nostra versione sostiene che invece si trovava in acqua. Inoltre se questo trasgressore appartiene alla malavita locale potreste subire ritorsioni. Bisogna dunque valutare per bene. A volte lo stratagemma medium può anche essere rappresentato da un rimprovero rivolto al bracconiere al termine della sua battuta illegale. A tutti noi è capitato di litigare con bracconieri durante o dopo l’esercizio della pesca. Personalmente in passato ho avuto un diverbio con una persona che ha chiuso con le reti un tratto di costa impedendomi di uscire dall’acqua. dopo delle minacce di denuncia che ho fatto, non ho mai più visto quella persona in quel luogo. A volte basta anche solo far saltare l’anonimato di questa gente che cerca riservatezza, per far passare loro la voglia di essere scoperti una seconda volta.

Lo stratagemma hard, consiste nell’applicazione dell’articolo 383 del codice di procedura penale in materia di arresto in flagranza di reato da parte di un comune cittadino. Cito testualmente:

Nei casi previsti dall’art. 380 ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio.  La persona che ha eseguito l’arresto deve senza ritardo consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia.” .

Il reato di bracconaggio è equiparato al furto ai danni dello stato; caso menzionato nell’articolo 380 citato :

“Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria  procedono all’arresto di chiunque è colto in flagranza di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti anni.”.

E’ qui che iniziano i problemi: le pene per il bracconaggio dipendono dalla valutazione del Giudice. Di per se il reato di bracconaggio prevede una pena di 3 anni, quindi non rientrerebbe nella fattispecie. Tuttavia il bracconiere può macchiarsi di altri reati che si aggiungono a quello proprio del bracconaggio, quali l’utilizzo e la detenzione di esplosivo, di veleni, di scariche elettriche, di erogatore e bombole, agisce in orari non consentiti (dal tramonto all’alba), preleva specie altamente protette come i datteri di mare provocando anche danneggiamenti… La legge ancora una volta non aiuta, e passare dalla ragione al torto è un attimo. Per questi motivi è altamente sconsigliato intervenire con il metodo hard se non quando si è strettamente sicuri di rientrare nella fattispecie. Inoltre c’è da considerare che il bracconiere è in genere armato. Fucile, coltello, oggetti contundenti…persino gli organismi prelevati potrebbero essere usati per ledere chiunque. Può capitare che egli si spogli sul posto, si metta in accappatoio e chiuda tutto in macchina. A quel punto ognuno può valutare da se. Con il metodo hard si obbliga l’autorità ad intervenire poiché l’arresto è stato già compiuto e notificato dal privato cittadino. Le autorità hanno l’obbligo di verbalizzare e prendere in custodia il trasgressore. Per questo genere di intervento è necessario allertare unicamente i Carabinieri, componendo il numero 112.  E’ pertanto il sistema più efficace in assoluto a patto che sia attuabile. L’ho voluto citare per dovere di cronaca. Per maggiori consigli fornisco alcuni link utili e che illustrano le corrette dinamiche dell’arresto del privato cittadino:

https://it.wikihow.com/Effettuare-un-Arresto-da-Privato-Cittadino
https://questure.poliziadistato.it/MassaCarrara/articolo-6-305-31519-1.htm
https://www.kultunderground.org/art/752

In generale il bracconaggio è una delle piaghe italiane che affonda le radici in una cultura che non parte dalla legalità, che trova sempre la strada facile per arricchirsi senza trovare compromessi con la natura e la sua incolumità. Prevenire è meglio che curare, dunque non sarà scontato concludere questo primo articolo dicendo che è opportuna una campagna di sensibilizzazione e di educazione per coloro che si accingono a pescare e a vivere in questo splendido paese con i mari più belli del mediterraneo; dove campioni di fama mondiale hanno imparato a pescare riuscendo a riempire bellissimi carnieri anche pescando di giorno e nella piena legalità.

Per terminare, cito il caso epico della lotta al bracconaggio italiano. Si tratta del celeberrimo “Nando no-limits”, bracconiere palermitano che era solito filmare le sue imprese lanciando frecciate contro le forze dell’ordine che a suo dire non lo avrebbero mai acciuffato. Questo per far riflettere sul fatto che spesso attorno ad un bracconiere deve accendersi un certo interesse mediatico prima che qualcuno intervenga, e comunque prima o poi la giustizia fa il suo corso. Basta solo avere pazienza.

https://www.geapress.org/mare/palermo-le-bravate-del-pescatore-nando-no-limits-il-video-che-lo-ha-inchiodato/23284