In questo articolo vorrei parlare brevemente dell’istinto di pesca, caratteristica che accomuna tutti i più esperti pescatori. Spesso si leggono espressioni che possono sembrare delle leggende come “vivere il mare”, “fiuto del pesce”, “istinto predatorio”, “pelle di squalo”… Cercherò di illustrare cosa sono in concreto queste abilità e come si possono coltivare ed affinare.
Tutti noi in acqua, in ogni istante siamo partecipi di milioni di situazioni intorno a noi e le viviamo, ma non ne teniamo completamente conto, a meno che non ci sia un particolare che non avevamo previsto o qualcosa che siamo preparati a vedere. Non potremmo mai considerare tutto e ricordarcelo o addirittura decifrarlo perché la nostra mente si riempirebbe di tanti ragionamenti inutili e non riusciremmo più a pescare. La confusione dei neofiti deriva da questo tentativo di analizzare troppo, anche i dettagli insignificanti per tentare di aumentare le loro abilità. Per forza di cose nella pesca subacquea dobbiamo operare scelte, e le scelte corrette e spontanee, che chiamiamo ‘ istinto di pesca’, non sono mai identiche alle percezioni, perché la mente dell’esperto le semplifica.
Chi pesca da anni, in realtà considera “pesca” solo una parte degli infiniti processi in atto nel mare attorno a lui. Una volta che il sub si immerge, opera una discriminazione: in questa condizione entra in gioco l’esperienza. Le scelte possibili ed operabili si divideranno in categorie. Aspetto o agguato. Mi astegno o tento il tiro. Rimango immobile o in movimento. Il pesce arriverà da qui o da li… Agli occhi del principiante le categorie sembrano uniformi, ma più si acquisisce esperienza più si scoprono varie. Non ci sono due situazioni uguali. Alcune sono simili per un verso, altre per un altro, e possiamo dividerle in schemi d’attacco sulla base di queste somiglianze e diversità, tanto che c’è chi sta iniziando a parlare addirittura di tecniche miste o di supertecnica.
Come facciamo a capire la strategia vincente allora? Secondo il mio punto di vista è quella spontanea. Ognuno di noi comprende un fenomeno in maniera differente, sulla base delle sue abilità e delle sue esperienze. Potremo dire quindi che varia da persona a persona e risulta quella che viene attuata senza pensarci sù, perchè ciò frenerebbe la spontaneità dell’azione. È un concetto tipico delle arti marziali o delle discipline orientali: trovare il “ponte che unisce il corpo e la mente”. Il ragionamento ha il grande difetto di rifarsi a schemi, che frenano di fatto l’armonia che invece scaturisce da un’azione istintiva.
A differenza di ciò che fanno la maggior parte dei pescatori alle prime armi, non bisogna usare troppo il ragionamento seguendo l’esperienza per aumentare i successi. Quando infatti un ragionamento, viene applicato all’esperienza, qualcosa svanisce e si retrocede anzicchè migliorare. Questo è un fatto generalmente riconosciuto dai pescatori alle prime armi, credo.
Mi viene in mente la mia esperienza: una volta acquisite le conoscenze necessarie per pescare, mi sono accorto che la pesca aveva perso il suo fascino e di conseguenza anche le mie azioni risultavano costrette e sporche. Finiì col legarmi ad un solo posto che conoscevo come le mie tasche, cercando di insidiare i pesci alla stessa maniera, negli stessi punti pescosi e seguendo lo stesso schema d’attacco. Il risultato di questo accanimento fu quello che una volta uscito dai contesti nei quali mi ero specializzato, mi ritrovavo ad essere un pescatore inefficace e poco abile. Un pescatore eccellente, riesce invece a pescare ovunque.
Per allenare l’istinto, ho pensato che siano utili alcuni esercizi semplici perchè troppo spesso i neofiti credono che le lacune dipendano esclusivamente dall’attrezzatura inadeguata alle situazioni che incontrano. Non è raro vedere neofiti che insoddisfatti vogliono cambiare elastici al fucile,ma ancora di più sono quelli che ormai non sono a loro agio senza un cannone sottovuoto o un roller, o senza la muta all’ultimo grido che possono anche aiutare, ma di per sè non rendono bravi pescatori. E’ un atteggiamento errato, che non stimola il neofita a migliorare in senso assoluto.
Ecco quindi dei punti da seguire per allenarsi:
1) cambiare ogni volta il luogo e possibilmente cercare posti sempre nuovi che permettano di coltivare un’esperienza di tipo dinamico con risultati a lungo termine e non nell’immediato. Cambiamo strategie, invece, quando peschiamo nello stesso spot.
2) pescare in situazioni di totale svantaggio. Sole di fronte, un fucile corto e poco potente, attrezzatura funzionale ma poco curata. Avvicinare il pesce aiuta a conoscerlo meglio. Spararlo da lontano non appena si scorge la sua sagoma invece no. Cercare nascondigli e percorsi strategici è meglio che agire grossolanamente sfruttando il sole alle spalle.
3) prestare molta attenzione al ritmo ed all’armonia dell’ambiente circostante. In un ambiente marino come una battigia, i ritmi sono differenti dai ritmi e dall’armonia di una secca al largo così come per i ritmi e l’armonia di un relitto, o di una baia o di una spiaggia. È bene cercare di diventare tutt’uno con l’ambiente assumendo gli stessi ritmi di esso perché per passare inosservati occorre rovinare il meno possibile l’armonia.
4) non avere fretta . Non esiste un metodo universale e diffidate da chi spaccia i propri metodi come tali. Ognuno ha i propri numeri, veste la propria pelle, ha i propri limiti. Meglio non contare su capacità che non si possiedono.
5) perseguire sempre il meglio con equilibrio. Spingersi costantemente oltre le proprie capacità è l’unico modo per migliorare, ma bruciare le tappe è l’unico modo per regredire. È opportuno trovare il compromesso.
Questi espedienti vi metteranno nelle condizioni di schiacciante svantaggio,ma tuttavia vi pongono nella condizione più dinamica che potreste mai incontrare. È questo il terreno fertile per coltivare il proprio talento,facendolo divenire col tempo il famigerato istinto del pescatore.
Dopo una preparazione simile, potrete benissimo sfruttare tutti gli stratagemmi di cui vi eravate privati e potrete finalmente constatare che i sacrifici, ripagheranno, Garantito!
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16 Comments
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Complimenti a Francesco per l’articolo, con questo abbiamo battezzato un nuovo autore.
grazie di tutto ivan! aspetto i commenti così magari escono nuove tematiche da affrontare!
bellissima france,tutto questo articolo rispecchia alla grande il tuo modo di pescare e pensare in mare..bravo 🙂
Ciao Francesco,ho letto e riletto più volte il tuo articolo,perchè c’è qualcosa che mi sfugge, è sebbene mi sforzi, mi sembra che alcuni tuoi suggerimenti, sebbeno improntati dal buon senso siano francamente poco accettabili e poco praticabili.Pesco da quando avevo quattordici anni, oggi sono vicino ai cinquanta, e non so se definirmi un pescatore esperto, sicuramente le esperienze accumultate, grazie alle quali spesso riesco a portare a casa la cena, mi aiutano, ma per farlo, devo mettermi sempre nelle migliori condizioni possibili, cercando quei piccoli miglioramenti che ci permettono di sfruttare il sempre maggiore depauperamento del nostro mare e le rare occasioni che si presentano.Sono d’accordo con te, non sono certo il fucile più potente o la muta all’ultima moda a fare la differenza, ma sicuramente il benessere mentale che deriva dal sentirsi a completo agio e soddisfatti della propria attrezzatura, aiuta a migliorare la performance.
Se vivessi in una riserva di caccia,ricca di ogni ben di dio,forse potrei immaginare di applicare i tuoi suggerimenti, ma nelle condizioni attuali pensare di non utilizzare il fucile performante, di non sfuttare il sole alle spalle,di non acquisire la conoscenza di uno spot pescando spesso nella stessa zona, con le diverse condizioni di mare, a me sembra una forma di autolesionismo.
Forse che non ci vogliono abilità, allenamento e istinto di pesca per ottenere il meglio da una stessa zona??
Sono invece d’accordo con te rispetto al non avere fretta,al cercare di entrare nel ritmo di uno spot e nel cercare di diversificare le proprie esperienze pescando nella schiuma di una spiaggia come nel grotto o su una secca al largo, ma anche questi aspetti sono legati alle proprie potenzialità fisiche e mentali e alle proprie attitudini che allenamento e esperienza possono solo in parte modificare.
Comunque complimenti per l’articolo che stimola riflessioni e confronto su un argomento poco tangibile se non spesso impalpabile.
naturalmente pietro! quello che ho scritto non deve diventare uno stile di pesca, ma deve essere un allenamento, da fare ad esempio una volta al mese o una volta ogni sei mesi. è utile per i giovani o i prncipianti. dopo un certo livello sono altri i miglioramenti sui quali bisogna puntare, e sicuramente questi miglioramenti riguarderanno ben altro.
Complimenti davvero un bell’articolo…Io pesco da anni ormai sempre nella stessa zona che è propio sotto casa ( anzi ormai è diventata parte di essa ), sono solo 500mt di costa che conosco come il mio appartamentino, sono affezzionato ad ogni singolo scoglio che mi ha nascosto e mi nasconde ogni volta che sono a caccia dei miei amici Salponi.
Le mie pescate sono sempre tutte uguali anzi direi ritualizzate : Mi cambio sempre nello stesso punto, mi immergo sempre nello stesso punto, faccio sempre lo stesso percorso, mi nascondo sempre dietro gli stessi scogli ed entro sempre con lo stesso obbiettivo ( portare a casa 2 o 3 Salponi per cena )……. e sapete quale è la cosa più bella ???…è che ogni volta che catturo le mie prede gioisco come se fosse la prima volta…ed ogni volta che finisco la pescata e mi incammino verso casa percorrendo sempre lo stesso sentiero mi fermo sempre nello stesso punto a guardare il tramonto sul mare ed è in quel momento che mi rendo sempre conto di come il tempo passi veloce e che ogni volta che mi sembra di aver fatto sempre la stessa cosa in realtà è stata una cosa diversa dalle altre che sono passate ed esistono solo nei miei ricordi, ed io ogni volta imparo sempre più a vivere intensamente i momenti felici.
Scusate per affezionato con 2 Z !….hi..hi..hi..
Bravo Francesco, gran bell’articolo.
Mi trovi d’accordo su molte delle tue argomentazione, soprattutto riguardo al cambiare spesso zona di pesca.
Detto questo, da scettico accanito, mi trovo purtroppo distante da argomenti inerenti quello che io chiamo “l’aspetto romantico”.
Mi spiego meglio: per “aspetto romantico” intendo quelle definizioni tipiche di chi, per predisposizione fisica e caratteriale, ritiene di aver acquisito una particolare capacità grazie a una sorta di sesto senso.
Quando praticavo lo spinning dalla costa in molti parlavano, ad esempio, di “senso dell’acqua”, descrivendolo come una sorta dono che alcuni pescatori hanno. Io invece semplicemente lo chiamavo intuito, a sua volta frutto dell’esperienza.
Altri dicevano che per ottenere dei risultati con le esche artificiali bisognava “crederci” e “sentirle”. Molto più prosaicamente, invece, bisognava indovinare (sempre grazie a intuito e esperienza) quella da utilizzare nel posto giusto al momento giusto.
Ma di esempi del genere ne avrei a decine. Quando praticavo arti marziali bisognava “sfruttare l’energia negativa dell’avversario”. Bisognava invece smorzare i colpi e applicare delle leve.
Riassumendo, un buon pescatore lo di diventa con l’esperienza, le uscite, la pratica e una certa predisposizione, fisica e psicologica.
Ragazzi l’importante è divertirsi e stare bene, poi ognuno di noi in base alle propie possibilità fisiche, psicologiche, economiche e famigliari si ritaglia il suo spazio da cacciatore nella vita.
Io credo che ormai nella società moderna l’istinto del predatore stia sempre di più abbandonando l’uomo sempre più sedentario e assuefatto a tutte le sue comodità ( pescheria e supermercato compresi ); io lavoro in mezzo alle persone e tutte le volte che scoprono che pesco mi fanno quasi tutti la stessa domanda : ” mamma mia ma uccidi i pesci ???…. !!…ma i pesci che uccidi te li mangi ???….ma che schifo !!…!! ).
Queste stesse persone poi le ritrovi abitualmente al banco del pesce in pescheria !! ( naturalmente il pesce che comprano se lo fanno prima pulire altrimenti sai che schifo ???…!! )
Ogni pescatore in apnea che pesca e mangia le sue prede ha già un’istinto del predatore molto più sviluppato della maggior parte delle persone e deve solo continuare a divertirsi e non importa con quale fucile o con quale muta perchè l’importante è mangiare il pesce.
Io per esempio non pesco dal 27 Novembre e sono veramente in crisi di astinenza, come tutti gli inverni quando le mie pescate diminuiscono drasticamente e mi ritrovo senza pesce !; ma resisto ed in pescheria non ci vado ! ( è una questione di principio ! ).
Oltre al pesce mi manca anche il Mare!
sull'”aspetto romantico” anche io sono molto scettico, soprattutto con chi ostenta doti quasi magiche. questi processi di affinamento sono mentali ed automatici, quindi si diventa bravi praticamente senza volerlo e senza accorgersene. c’è chi è più predisposto di altri, ma ricordiamoci che anche Einstein era un somaro a scuola. sullo spinning poi, a differenza della pesca subacquea ci sarebbero implicazioni di tipo zen. immaginare l’artificiale ed il predatore mentre si impugna la canna fuori dall’acqua, intuire in momento in cui dare lo strappo durante una ferrata, pensare al punto in cui la preda potrebbe scorgere l’artificiale richiede un ragionamento tipico delle pratiche zen; e come tale non c’è nulla di magico o innato secondo me.
per rispondere a LIGURE, si secondo me serve avere un posto preferito, non lo nego. è una palestra anche quella. però c’è qualche ragazzo giovane o qualche principiante che non si accontenta della pesca che invece rende felice noi. troppo spesso queste stesse persone tendono a trovare scorciatoie bruciando le tappe. ad esempio non trovano pesce, e ritengono di dover scendere di più per trovarlo. oppure avvistano pesci dalla superficie in lontananza e pensano che avrebbero avuto più possibilità di catturarlo con un fucile potente. questo è errato: spesso magari basta cambiare posto o cambiare strategie o tecnica per ottenere veri risultati. e non potrai mai capirlo se non lo fai. qui entrano in gioco gli “allenamenti” che ho individuato. prima di spendere soldi o di lanciarsi in imprese al di la delle proprie possibilità, è bene fare un tentativo di questi, visto che non costa nulla.
Nell’articolo in questione, anche se ci sono dei punti su cui sono pienamente d’accordo, trovo, tuttavia, alcune palesi contraddizioni, in particolare sui punti:
1) Anche se è giusto cercare di cambiare sempre luogo di pesca (che effettivamente fà crescere l’esperienza), non condivido assolutamente il perchè si debba cambiare strategia quando si pesca nello stesso spot: la strategia, proprio perchè tale, si applica di volta in volta, a seconda della situazione imminente…non si può e non si deve programmare a tavolino la “strategia”, se l’obbiettivo è quello di catturare un pesce, altrimenti verrebbe a mancare proprio l’istintività dell’azione di cui parlavi…
2)Perchè dovrei pescare con un’attrezzatura poco curata, e/o un fucile poco potente? Se io entro in acqua per catturare un pesce, devo, al contrario, essere sempre pronto al meglio! E’già sufficiente l’errore umano a fare sbagliare sempre qualcosa…Se non si pesca sempre con lo stesso fucile, dove anche cambiare asta, gomme o precarica, rappresenta, a volte, la differenza fra prendere un pesce o perderlo, si perde l’istintività di cui parlavi…
5)E’ sbagliata (a mio avviso) la tua affermazione secondo la quale “bisogna spingersi costantemente oltre le proprie capacità”…in altri sport questa teoria è applicabile: ho letto che hai fatto arti marziali, e questo è un caso, oppure nel tennis, o nel calcio ecc.ecc. ma nella pesca in apnea il miglioramento si ottiene solo con l’esperienza! Nella pesca in apnea spingersi sempre oltre le proprie capacità (senza un’adeguata assistenza di una persona preparata e competente), potrebbe significare la morte. Un neofita che legge questa tua affermazione (anche se ne ho capito il senso che vuoi interpretare, ma formulata male),ricercherebbe sempre il limite, con conseguenze potenzialmente e concretamente fatali!
Io purtroppo sono costretto ( per vari motivi che non vi elenco per non annoiarvi ) a pescare ormai sempre nello stesso posto, per questo dico che chi si accontenta gode.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente sportivo credo che gli atleti si suddividano in 2 grandi categorie che sono i fuoriclasse o campioni ed i bravi atleti :
1) Il bravo atleta è uno sportivo che si allena regolarmente e che si specializza in un determinato settore perchè gli piace.
2) Il fuoriclasse è uno sportivo che ha le risorse economiche, psicologiche e fisiche per allenarsi in tutte le situazioni ed essere competitivo sempre ed in tutti i settori.
Il bravo atleta può competere col fuoriclasse nel settore dove si è specializzato ma non è pronto a tutte le situazioni per mancanza di voglia, tempo, denaro, allenamento ecc..
10 anni fa prima di diventare un pescatore avevo un gruppo di Soft air, giocavamo sempre nello stesso posto ed ormai tutta la nostra esperienza ed attrezzatura si era adattata e specializzata per quel campo; un giorno abbiamo giocato con un gruppo formato da persone molto più grandi, preparate ed esperte di noi ma nel nostro campo non sono riusciti a vincere !
Mi ricordo che il capo del gruppo rivale a fine partita mi disse : ” Siete bravi, ma sono sicuro che fuori da questo campo non valete nulla ! “…io me la ero presa molto ma a distanza di 10 anni riconosco che aveva ragione !!
Loro cambiavano spesso campo ed erano allenati ed organizzati a fronteggiare diverse situazioni al contrario di noi, poi il nostro gruppo si è sciolto ed ho venduto tutta l’attrezzatura.
ciao Fabio! da tanto tempo non ti leggevo.
allora… cerco di rispondere
1) cambiare tecnica a volte può far scoprire qualche nuova strategia o anche può differenziare le catture. un neofita ad esempio che pesca in tana, può fare differenti catture semplicemente alzando lo sguardo a mezz’acqua, non badando per qualche tuffo al fondale o alle rocce.
2)dovresti esclusivamente durante l’allenamento,perchè devi colmare lo svantaggio di questa situazione affinando le abilità. poi torni a ricreare il vantaggio adottando il fucile con il quale hai il miglior feeling e che è abbastanza potente da assicurare la stragrande maggioranza delle situazioni che potresti incontrare.intanto però hai un’esperienza maggiore che diversamente avresti assimilato in un periodo di tempo maggiore.
3)la frase che hai riportato non è completa, il resto credo che chiarisca abbondantemente le perplessità.come hai detto però c’è un limite a tutto. questo credo che sia chiaro.comunque grazie per averlo ribadito,in effetti ho dato per scontata la cosa.mea culpa
P.s. scusami, ho sbagliato quando ho detto che praticavi arti marziali…ho confuso con un post di Mytom! Ciao
Mah, che dirti…non per peccare di presunzione, ma pesco da più di 25 anni…e la penso diversamente.
Ciao, Fabio