Pinne in Carbonio GFT Bassofondo Soft

Che dire? Un altro pianeta. Ho avuto modo di provare le Pinne GFT Bassofondo Soft, con scarpetta Salvimar Delta One, durante le mie ultime due uscite in pesca. Il modello, così come la durezza “soft”, mi sono state consigliate direttamente da Tony di GFT, persona cordiale e disponibile.
Personalmente avevo adocchiato le pale Agguato, modello 2010, tuttavia Tony, basandosi sulle informazioni da me fornite circa la mia struttura fisica e il mio modo di pescare, ha ritenuto più adatte per il sottoscritto le pale Bassofondo Soft, che tra l’altro tra tutti i modelli a catalogo sono quelle con il prezzo più abbordabile.
Le ragioni che mi hanno spinto a puntare deciso sulle pinne in carbonio derivano dal disagio che provo in situazioni di forte corrente/vento/onde. Di fatto, sia con le Cressi Gara LD che con le Sporasub Elite, nelle situazioni poc’anzi descritte ho l’impressione mi muovermi alla velocità di una medusa, soprattutto se devo percorrere lunghe distanze. Per quanto riguarda lo stacco dal fondo invece, non essendo un profondista, non ho fino ad ora sentito l’esigenza di una pinna maggiormente performante.
Durante la mia prima prova mi sono ritrovato a pescare tra le onde di una bella grecalata. Non si trattava della situazione ideale per provare un nuovo prodotto. Ciononostante mi sono subito reso conto che contro la musica era cambiata, decisamente. Ho dovuto affrontare tra l’altro un situazione abbastanza rischiosa. In una baietta caratterizzata da un fondale sul metro e mezzo sono stato investito trasversalmente e inaspettatamente da delle onde inquietanti, che mi hanno sbattuto e capovolto la plancetta Shardana davanti alla maschera. Non oso immaginare quali conseguenze avrei potuto subire se la plancetta, rigida e pesante, mi avesse colpito con quella violenza. Inverto la rotta – incurante della sorte della plancetta – riuscendo a incunearmi nelle onde che seguivano, fino a portarmi in una zona tranquilla. Le pinne, in questo caso, mi sono state d’aiuto. Probabilmente anche con quelle in polimero sarei riuscito a cavarmela, tuttavia le pinne in carbonio ti danno una sensazione di maggior spinta e sicurezza.

 

 

Durante la pescata ho provato qualche tuffo tra gli 8 e i 12 metri. Nella discesa, appena la pinna “prende” acqua, bastano pochi movimenti per trovarsi in planata verso il fondo. Al momento di riemergere lo stacco è buono, anche se a livello inconscio, per evitare di graffiare la pinna sul fondo, mi accontento di uno stacco soft. Dopodiché la riemersione procede senza fatica apparente. A fine pescata ho affrontato il lungo rientro controcorrente, portandomi dietro la Shardana bella carica. Devo dire che ho sentito un po’ di fatica alle caviglie, ma da dal punto di vista dello sforzo muscolare ho percepito un miglioramento netto. In pratica una volta giunto a riva non avevo il fiatone e non mi sentivo stremato come altre volte in circostanze analoghe.
La seconda pescata si è svolta con una situazione meteorologica più tranquilla. Mare intorbidito dalle piogge e da una foce poco distante, vento leggero e corrente abbastanza sostenuta (in pratica la plancetta mi precedeva, anziché seguirmi, durante l’azione mi pesca …). In questo caso ho apprezzato la facilità di spostamento tra gli anfratti del bassofondo, anche se la paura di rovinare le pinne rimane costante. E infatti qualche graffio sulla superficie della pala, sia superiore che inferiore, questa volta c’è scappato. Pazienza: le pinne in carbonio antigraffio, a quanto ne so, ancora non le ha inventate nessuno.
Anche in questo caso il rientro è stato fatto controcorrente, e con il vento che tendeva a rafforzare. Stesso risultato della volta precedente: leggero fastidio alle caviglie, abbinato ad un affaticamento muscolare decisamente contenuto. Certo il modo di pinneggiare con le pinne in carbonio, rispetto a quelle in polimero, è diverso. La falcata deve essere più ampia e omogenea. Forse da questo dipende il leggero fastidio alle caviglie. Preciso che, a parte la pesca subacquea, non pratico nessun altro sport, non ho un fisico allenato e faccio un lavoro sedentario.
Per quanto riguarda la scarpetta Delta One di Salvimar, sono caratterizzate da una gomma particolarmente morbida, longheroni abbastanza sottili e fascia in kevlar affogata nella gomma sopra il piede. La fascia in kevlar serve per trasmettere meglio l’energia della pinngeggiata. Inizialmente ho avuto paura fossero di un numero maggiore rispetto a quello da me calzato normalmente, tuttavia con calzari da 4,5 mi stanno alla perfezione, anzi, faccio un po’ di fatica a indossarle.
Insomma, posso dire tranquillamente che le pinne in carbonio di GFT rappresentano un prodotto eccellente, made in italy, e dal rapporto qualità prezzo decisamente vantaggioso.
Cosa si può volere di più?