Oggi vi parlerò delle nuove pale in carbonio GFT Aero HF livrea Pesca, che ho abbinato alle scarpette anatomiche C4.
Cominciamo dal principio.
Tutto inzia quando un amico e collega pescatore mi parla delle sue pale in carbonio, per l’appunto le Aero HF: me ne tesse così bene le lodi che, incuriosito, comincio a cercare informazioni in rete, e proprio sul sito del produttore trovo queste caratteristiche (le riporto in ordine sparso):
– L’inclinzione è di 45° (gradi)
– Sono realizzate adoperando il metodo Hot Forming (da cui deriva la sigla HF): è la tecnologia usata da alcune importanti case costruttrici per migliorare il processo di realizzazione; rappresenta il vertice dei processi produttivi, la polimerizzazione avviene esponendo l’azione del vuoto a condizioni controllate di temperatura (responsabile della cura della resina) per ridurre al massimo il pretensionamento del filato.
– Le Aero realizzate in 100% Carbonio Prepreg, materiale che offre all’apneista più esigente prestazioni estremamente ragguardevoli, nonché resistenza meccanica, resistenza allo stress e al danno, elasticità e cura dei dettagli.
– Lo studio applicato al processo di produzione tiene conto di parametri settoriali quali: studio sull’orientamento delle fibre, viscosità e percentuale della resina con certificazione rilasciata dal fornitore, flusso termico, cinetica del processo di cura.
– Lo studio della stratificazione delle fibre 100% carbonio prepreg, e l’orientamento delle tele, hanno permesso la realizzazione di un prodotto avente caratteristiche di resistenza a fatica e danno con un eccezionale ritorno elastico e con un peso inferiore a 250 (versione Soft).
– Molta cura è stata dedicata all’aspetto estetico, senza dover ricorrere alla sovrapposizione di film o vernici che potrebbero attenuare le proprietà meccaniche delle pale.
– Le pale carbonio GFT Aero possono essere realizzate con profili specifici per l’assemblaggio con tutte le scarpette in commercio.
– Le durezze sono: supersoft, soft, medium, e hard.
Letto tutto questo, decido di contattare il produttore direttamente dal suo sito, il quale, passato poco tempo, mi risponde inviandomi anche il questionario da compilare, in modo da rendere la scelta altamente oculata.
Infatti, detto questionario, si adatta perfettamente sia all’apneista puro, che al pescatore subacqueo: vengono chieste informazioni su misure, batimetriche solite e non, tecniche praticate, livello di allenamento, ecc..
Rispedito il questionario, mi viene consigliata la durezza probabilmente più congeniale (non rispetterò tale scelta per motivi che spiegherò più avanti), e quindi procedo con l’ordine, ma non prima di aver scelto la livrea mimetica. Ho scelto quella a scomposizione denominata “Pesca”. Va sottolineato che le possibilità di personalizzazione sono veramente numerose…
Passa giusto qualche settimana, durante il quale le mie pale vengono prodotte in tempo reale, a testimonianza del fatto che, queste pale, come le mute, vengono costruite praticamente su misura per l’utilizzatore finale.
Qualche cenno lo meritano anche le scarpette C4.
Queste scarpette in gomma sono tra le poche disponibili in commercio che possono essere definite veramente anatomiche, tanto da ricordare vagamente un paio di scarpe di uso quotidiano. Vale la pena ricordare che si possono regolare, seppur non di molto, tramite l’apposito laccio fornito in dotazione.
A differenza di quasi tutti gli altri tipi di scarpetta, queste sono completamente prive di longheroni.
Le pale si accoppiano alle scarpette mediante due viti e altrettanti dadi plastici (due viti e due dadi per scarpetta). Si inseriscono nella scarpetta fino ad arrivare al tallone: questa caratteristica fa sì che, durante la pinneggiata, si riesca ad imprimere molta più potenza.
Eccole arrivate: subito posso constatare, e apprezzare, l’estrema leggerezza dell’imballo: sembra vuoto, tant’è che mi sovviene il timore che sia vuoto… ovviamente si tratta di una paura infondata.
Apro il pacco e resto estremamente colpito dalla finitura mimetica: veramente soddisfacente, sembra impresso direttamente all’interno delle trame stesse del carbonio.
Procedo con il montaggio sulle mie scarpette anatomiche c4.
Per essere sicuro, chiedo istruzioni direttamente a mr. GFT, che mi indica la procedura migliore: qualche misura, 4 fori con una punta hss coi taglienti ben affilati, strette le viti, a cui ho aggiunto delle guarnizioni in gomma a mo’ di rondelle, e in pochi minuti il gioco è fatto.
Veniamo al test in mare.
Dopo pasqua finalmente ritornano le belle giornate primaverili, e il tempo è finalmente un po’ più stabile, almeno dalle mie parti…
Bramoso di provare il nuovo acquisto, non ci penso due volte e approfitto del week end per fare il primo bagnetto alle fiammanti aero.
Carico tutta l’attrezzatura in auto, e mi dirigo in un posto che conosco bene. Arrivato in spiaggia do il via alla vestizione, preparo la plancetta, mi fiondo in acqua… e indosso finalmente le nuove pinne.
Quando ho scelto la durezza, ero un po’ combattuto: scegliere le soft o le medium ?
I principali motivi che mi hanno fatto preferire le seconde alle prime sono stati: 1) il fatto che possiedo già delle pale morbide in composito, tra le quali un altro paio di GFT, ma in vetroresina; 2) pratico abitualmente attività fisica, oltre alla pesca in apnea, per cui le gambe sono abbastanza allenate; 3) non ultimo, utilizzerò principalmente queste pale su batimetriche dai 15-18 mt in giù.
Scrivo questo perché, in base alle mie risposte al questionario che ho citato in precedenza mi erano state consigliate dapprima le morbide, ma per i motivi che ho analizzato in precedenza, alla fine ho scelto le medie.
Ma ora “torniamo” in acqua.
Ovviamente, come è consuetudine su questo versante della Calabria, la corrente è sempre sostenuta, cosa che, con il passare delle ore in acqua, rischia di non far apprezzare appieno questo spot e quelli limitrofi…
Le pale si rivelano sin dalle prime falcate estremamente reattive, e questa è una caratteristica che accomuna anche le altre alternative in carbonio…
Tuttavia le aero si rivelano soprattutto molto leggere, e a beneficiare del peso estremamente contenuto è proprio la reattività. Di conseguenza la risposta è sempre pronta, veloce, ed efficace nella fase di ritorno alla posizione di riposo della pala. Ne deriva quindi un’andatura molto soddisfacente, che permette di non dissipare inutilmente, e prematuramente, le preziose energie che ho in corpo.
Per quanto riguarda il classico effetto dérapage, che si avverte più o meno con qualsiasi tipo di pinna, viene limitato dai generosi, ma ben dimensionati, profili laterali a T.
Torniamo all’azione di pesca. La mia intenzione originale è quella di fare un po’ di tuffi “ragionati”, discendendo lungo una franata che a 22 mt circa va a terminare sulla desolazione della sabbia.
Inizio quindi i primi tuffi ricognitivi, per “aprire” un po’ i polmoni, intorno ai 12-13 mt.
Noto che lo stacco dal fondo è decisamente apprezzabile e si rivela sempre pronto.
E fin qui tutto bene.
Decido allora di provare un aspettino più in profondità, ma lungo la discesa mi accorgo di non riuscire a compensare come si deve, per cui devo necessariamente risalire in superficie.
Passa qualche minuto e decido di fare un altro tentativo: stesso risultato di prima.
Dopo tutto sento ancora i postumi di un raffreddore, e complice il restante muco ancora non fluidificato a livelli accettabili, non riesco a compensare decentemente…
Non mi resta che tornare, e passare il tempo restante a batimetriche più basse, che in più di un’occasione, per cercare un po’ fortuna, diventeranno anche estremamente basse.
Tuttavia, e aggiungerei ovviamente, le Aero si dimostreranno particolarmente fruibili anche nel basso fondo.
Al ritorno a riva posso nuovamente constatare l’ottima andatura, ma soprattutto il fatto che dopo quasi cinque ore passate in acqua, non avverto la benché minima avvisaglia di crampi.
Certo, la fatica si sente eccome dopo tutto quel tempo passato a mollo, complice anche la temperatura dell’acqua, ma non avverto fastidi di particolare rilievo, cosa che invece non ho potuto apprezzare usando altre pale in tecnopolimero o composito, le quali, per un motivo o per l’altro, mi facevano quasi maledire la scelta di essermi spinto così lontano dal punto d’ingresso, e di relativa uscita.
Certamente tutto il merito non può essere attribuito alle sole Aero, ma va suddiviso con le scarpette che le ho abbinato.
In definitiva, qualora non si fosse già capito leggendo quanto ho scritto, ritengo particolarmente azzeccata la scelta delle GFT Aero HF, che si sono dimostrate performanti anche in poca acqua, e che non tarderanno ad accompagnarmi anche a profondità che più gli si addicono…
Editing dell’articolo by Tommaso Mytom