prova seatec grotto 60 ghost

Un grotto “alla dinamite”.
Quando ho recensito il primo Grotto, avevo già preventivato il test di una versione ancora più estrema: eccola qua! Tuttavia, farò prima una rapida carrellata delle caratteristiche generali, qualora vi foste persi i test delle altre versioni:

• Come il “fratello maggiore” il fusto d’alluminio è a osso di seppia, ed è rivestito completamente di poliuretano espanso, caratteristica che ne migliora l’assetto.
• Il guida-asta è integrale, ed è scolpito direttamente in fase di stampaggio.
• Il Grotto Ghost, viene prodotto nelle misure 50 e 60.• L’impugnatura è la VG 09 Gold: quindi ha le guanciole anatomiche per mano destra o sinistra, a seconda della richiesta al momento dell’acquisto; il congegno di scatto è in acciaio, d’acciaio è anche il grilletto.
• È venduto con testina “Snake”, che oltre a essere aperta, e quindi priva di ponticello, può ospitare ben due elastici circolari.
• Gli archetti in dotazione sono Smoby e Polynesia: entrambi snodati a legare.
• Il fucile in questione ha in dotazione un’asta australiana mono aletta da 7 mm. di diametro con pernetti.
• Infine, il “mostriciattolo” esce equipaggiato di serie col mulinello: si tratta del Seatec mini, con 25 mt di capienza di sagolino da 1,5.

Benché tale accessorio a molti possa sembrare superfluo su una misura
così piccola, personalmente lo ritengo molto utile: può sempre capitare di incontrare una preda corpulenta e di avere in mano un fucile corto, oppure, se colpiamo una preda in tana, e non è possibile il recupero immediato, basta allentare ulteriormente la frizione e risalire per respirare, fare una sosta di recupero, e poi tornare giù e recuperare il pesce in totale sicurezza e senza rischiare di perderlo.
Come ho scritto in precedenza, il Grotto Ghost ha caratteristiche prese direttamente dallo Snake, tant’è che potrebbe esserne considerato la versione più corta.
Personalmente ho provveduto a provarlo in due differenti combinazioni: quella di serie, e quindi asta da 7×88 e doppio da 16, e asta da 6,5×95 e doppio da 14,5.
Francamente, il Ghost si rivela estremo in entrambe le configurazioni, ciononostante resta comunque equilibrato in ogni caso, anche se forse il setup più congeniale è quello che include asta da 6,5 per 87 cm, aletta rovesciata, e gomme da 14,5.
Dico questo semplicemente perché in questa configurazione il contraccolpo resta molto gestibile, e ovviamente ne giova la precisione.
Ovviamente questa versione del Grotto, al contrario di quanto si potrebbe intuire dal nome, non è esattamente pensata per la pesca in tana: è decisamente più appropriato impugnarlo nel torbido, praticando agguati o aspetti. Sarebbe un’arma azzeccata anche al cospetto di pesci di mole che si avventurano nel sotto costa: tanto per fare un esempio, le lecce…
E finalmente giungiamo alla prova in mare.
Come scritto in precedenza, ho provato questo Grotto con due setup sostanzialmente differenti.
Va detto prima di tutto che ho provveduto a sostituire l’asta originale, seppur ottima, con una tahitiana doppia aletta da 7 mm x 88 cm, questo perché, prima di tutto, preferisco le aste corte, e poi perché l’asta di serie, alla prima uscita in mare, mi è parsa eccessivamente pesante, non solo rispetto al fusto del Grotto, ma anche per quel che riguarda la rapidità iniziale dell’asta stessa…
Ho anche sostituito gli archetti metallici di serie con un paio di archetti in dyneema da 2mm: questo per non segnare il fusto, infatti, sempre dopo la prima uscita, ho trovato i segni degli archetti sul fusto, in prossimità della testata. Per cui, visto che il rivestimento esterno del fusto d’alluminio è di poliuretano, che ha più o meno la consistenza della gomma rigida, ho preferito sostituirli immediatamente con gli archetti in cordura.
Data la potenza di cui dispone il Grotto in questa versione, invece delle classiche due passate di sagola, ho preferito dargliene ben tre. Tre passate che, come prevedibile, vengono stese tranquillamente.
Appena sceso in acqua, noto subito la facilità disarmante con cui lo si brandeggia, il che è anche comprensibile per un corto, ma con questo arbalete è veramente semplice mirare e sparare d’istinto: il merito va senz’altro attribuito alla forma del fusto a osso di seppia e al peso dell’insieme, che è certamente superiore a un’arbalete corto classico.
La prima stoccata è indirizza ad un pizzuto: pizzuto che se ne andrà tranquillamente per la sua strada, visto e considerato che l’ho padellato alla grande con un “fantastico” tiro alto…
Questo primo tiro della giornata mi ha fatto capire, come mi aspettavo, che il Grotto, così settato (asta da 7 + doppio da 16) è capace di tiri velocissimi, ma anche di restituire un rinculo non indifferente, avvertibilissimo sul polso, che può creare problemi… Di conseguenza, per essere apprezzato anche con questo setup, il fucile ha bisogno di un bel po’ di tiri, in modo poterci fare l’abitudine, e in questo modo compensare gli effetti del rinculo…
Le lisciate sono proseguite numerose fino alla conclusione della battuta, colpa ovviamente anche mia, ma non c’è da meravigliarsi vista la ridotta lunghezza dell’arbalete in questione, tuttavia basta farci un po’ di pratica e occhio per iniziare a insagolare un po’ di pesce, anche a distanze non indifferenti per un fucile così corto, e in condizioni di visibilità ottimale.
Per la pescata successiva, date le considerazione avute con quella precedente, ho deciso di cambiare drasticamente l’allestimento.
Sono perciò passato ad un’asta da 6,5 più lunga con una sola aletta, ma rovesciata, e a due elastici circolari da 14,5 Sigal Sub (di cui trovate una recensione nel blog).
Le cose sono andate meglio.
Anche se ho insagolato solo un pizzuto e un dorino, ho decisamente apprezzato la stoccata, che continua a restare velocissima, ma soprattutto la stabilità di tiro.
Infatti ora il rinculo, che logicamente non è scomparso, si è affievolito di molto, e di conseguenza il corto fusto riesce ad assorbire molto meglio l’esuberante potenza a disposizione del Ghost così settato, non facendolo affatto sfigurare nei confronti di molti altri arabalete mono gomma più lunghi…
Inutile dire che l’ambiente ideale di questo “fucilozzo” è il sotto costa, magari girovagando tra i massi di qualche diga frangiflutti, o ancora in condizioni di acqua torbida, dove le sue dimensioni esigue lo rendono un “braccio desto” di prim’ordine, che non impallidirebbe nemmeno di fronte a pesci di mole.