Abbiamo spesso parlato dei vari allestimenti e di come ottimizzare il fucile, capità però che malgrado tutto (e con una spesa interessante in accessori di qualità) non riusciamo a centrare la preda con regolarità. Erroneamente molti tendono a dare la colpa al solo fucile, invece quasi sempre dobbiamo orientare i nostri sforzi sull’allestimento giusto ed equilibrato. A volte basta poco per rendere qualsiasi arbalete preciso e micidiale.

Ecco i nostri consigli su come avere il massimo della precisione con qualsiasi arbalete, ci tengo però a precisare che le indicazioni sono a carattere generale perchè nella pesca sub qualsiasi dettaglio e modifica determina un risultato puramente soggettivo.

la Potenza

Intendiamo come potenza il risultato finale di tutto il sistema, determinato dal rapporto fra lunghezza, elastici ed asta. La prima essenziale domanda da porsi è: che pesci peschiamo? Qui si commettono i primi grandi errori, e la tendenza è sempre all’esagerazione.

Nella maggior parte delle situazioni abbiamo a che fare con pesci che a stento raggiungono il chilo, facili da trovare in qualsiasi luogo e alla portata di molti pescatori (ad esempio salpe, cefali, mormore e saraghi). In teoria per questo tipo di prede è sufficiente un arbalete dal 75 a massimo 90 con un allestimento minimo.

Il problema però sta nel fatto che non riusciamo ad avvicinarci tanto da riuscire a prenderli, quindi che facciamo? Tentiamo di colmare la distanza con la potenza, prendiamo il fucile e lo trasformiamo in un mini cannone a doppio elastico. Ecco il primo grande errore che ci allontana dal concetto di precisione.

Ogni fucile al momento del tiro applica una deviazione dalla linea di mira originale, per tanti motivi ma il principale è sicuramente il rinculo, infatti i tiri a braccio teso sono sempre più precisi, quelli al volo con il polso piegato spesso si concludono con evidenti padelle. Il rinculo percepito è dovuto a due grandi fattori: la massa del fusto e la potenza degli elastici, e in un arbalete equilibrato questi due fattori crescono di pari passo. Ecco spiegato il successo dei fucili in legno, essendo più grossi e pesanti possono tranquillamente ospitare le configurazioni a doppio elastico senza problemi di precisione. Invece nei fucili commerciali in alluminio o carbonio, essendo generalmente vuoti al loro interno, non possiamo mantenere una buona precisione se li allestiamo con una configurazione troppo potente.

Se vogliamo un arbalete preciso e affidabile, dobbiamo accontentarci di un livello medio di potenza e applicarci maggiormente sulla tecnica per avvicinare il pesce. Un cefalo che pesa circa 500 gr. a 4 metri di distanza è un piccolo bersaglio e non è una preda facile, a 2 mt. invece possiamo essere abbastanza sicuri di centrarlo, e per fare questo basta un fucile da 75 con un solo elastico. Una fantasia comune è quella di prendere il 75 e mettergli due elastici, con la convinzione di aumentare la gittata utile, invece si finisce nel perdere completamente la precisione anche sui tiri vicini. Questo perchè il fusto è troppo leggero per non subire variazioni al momento del tiro, uno scarto di pochi millimetri in testata si trasforma in diversi centimetri a fine corsa.

Il discorso cambia completamente se andiamo a mare per sparare a pesci di mole, dal dentice di 4kg alla ricciola di 40kg, in questo caso è consigliato il doppio elastico o una configurazione più potente, anche se perdiamo un po’ in precisione. Qualche centimetro di scarto non fa differenza su una sagoma di almeno un metro. Ed è in questo ambito che nasce l’esigenza del fucile in legno o comunque di un certo peso.

Riassumendo, allestiamo il fucile in proporzione alle prede e alla sua normale gittata, questo è il primo passo per raggiungere la precisione. Soprattutto le misure più corte (75, 80, 85, 90) perchè queste possono essere più utili all’agguato che all’aspetto e in questi casi la potenza non serve proprio.

L’ogiva

Tantissime varianti in commercio, di tutte le forme e materiali, ma viene da chiedersi: può fare la differenza? Non tantissimo, ma se siamo alla ricerca delle perfezione allora dobbiamo contare tutto. L’ogiva ha la sua influenza nel tratto più arretrato dell’asta può quindi diventare un vero “timone” nei primi istanti del tiro.

Per questo conviene sempre orientarsi su un modello “neutro” dal punto di vistra idrodinamico, cioè quelle che hanno un sezione circolare come un filo d’acciaio o il dyneema. Invece i modelli che finiscono a forma di mezza luna “potrebbero” abbassare l’asta nei fucili senza la guida e avere quindi un tiro alto.

Io preferisco sempre l’ogiva in dyneema perchè è leggera, sicura per le mani e non influenza il tiro, però può essere usata solo su aste con perni e bisogna cambiarla con regolarità per non avere spiacevoli rotture.

Molte aziende, anzi quasi tutte, hanno in catalogo un’ogiva in filo d’acciaio, sia per gli elastici da legare che per le boccole. Giusto per citare qualche nome: SigalSub Wire, Seatec Smoby, Salvimar Velox, SporaSub One, ecc. ecc.

L’asta

L’asta è più importante di quanto vi immaginate, come prima caratteristica deve essere a misura del fucile e del vostro modo di puntare, secondo me lunga non più di 10 o 15 centimetri al di fuori della testata, anche se questo dettaglio è molto personale, in ogni caso cercate di scoprire da soli quale sia la misura più congeniale alle vostre abitudini di puntamento.

L’altro parametro di scelta è la durezza, perchè appena il tiro parte l’asta vibra per via della spinta, è quindi facile immaginare che un’asta più rigida sia anche più precisa. Informatevi sul tipo di acciaio prima dell’acquisto perchè le aziende hanno dei modelli specifici non sempre le varie sigle sono di facile interpretazione. Non voglio adesso aprire il discorso sui vari tipi di acciaio, ma vi basti sapere che i modelli con maggiore rigidità sono anche i più costosi.

L’aletta va controllata bene, perchè in tantissimi modelli finisce a forma piatta e può influire la traiettoria. Quando mi capita uno di questi tipi io provvedo a renderla più aderente al profilo dell’asta semplicemente battendola con un martello. Il cono è un piccolo dettaglio a cui è difficile attribuire un livello di influenza idrodinamica, nel dubbio preferisco averlo, quindi se non c’è di serie ne compro uno da montare.

Ultimo dettaglio è l’inpiombatura, non importantissima ma ci tengo che sia pulita e simmetrica, anche in questo caso batto lo sleeves per appiattirlo.

 

Assetto

Parliamo di quello in punta. Per la mia esperienza l’assetto è il primo dei parametri da prendere in considerazione per avere tiri sempre precisi. A causa del rinculo, piccolo o grande che sia, la testata tende più o meno ad impennarsi o a sobbalzare nel momento cruciale del tiro. Ciò ovviamente devia l’asta e i tiri di solito risultano più alti del voluto.

Ci ho messo un paio d’anni di prove per capire l’importanza di questo dettaglio. Non mi spiegavo il motivo per cui alcuni fucili simili in caratteristiche e allestimento sparavano in maniera diversa. Per caso mi è capitato di dover correggere l’assetto ad un fucile e di notare subito la differenza. Da quel momento ho provveduto a regolare tutti i miei fucili guadagnando, o almeno mantendo, la precisione con qualsiasi arma in mio possesso.

La regola giusta è che il fucile sia leggermente negativo in punta, cioè devo “percepire” che la testata (quando è carico) tende ad affondare, in questo modo ho due benefici: il principale consiste nel contrasto delle oscillazioni verticali in punta, secondariamente sono obbligato a impugnare il fucile con maggiore decisione. Ovviamente senza esagerare nella pesantezza perchè è importante che l’arbalete sia sempre comodo e brandeggiabile.

La regolazione dell’assetto avviene con dei piompi da posizionare nei pressi della testata, dovrebbe bastare una misura fra i 10 e i 20 grammi (sembra poco ma può bastare, fidatevi). Purtroppo sarà necessario andare a mare  variare il peso dei piombi fino a quando non si troverà quello giusto. Il discorso vale sia per i fucili commerciali che per quelli in legno.

Per applicare questi pesi bisogna affidarsi al proprio ingegno, la Omer  ha un kit fatto apposta con dei piombini curvi adesivi, in alternativa potete modellare altri tipi di piombo (spesso si usano quelli per gommisti) e incollarli sotto il fusto. In alcuni fucili è possibile smontare la testata e posizionarli dentro il fusto.

Guida asta

Nessuno può dire con certezza quanto sia importante in termini di precisione, infatti ci sono tanti modelli privi di questo dettaglio. La mia opinione è relativa al tipo di arbalete, cioè se il fucile ha una testata che posiziona gli elastici in parallelo fin da subito (es. testata chiusa) allora la guida non serve, invece nei modelli con elastico circolare che scorre sotto l’asta c’è bisogno della guida perchè l’asse di spinta è diverso da quello dell’asta.

In ogni caso, se abbiamo un fucile a fusto tondo e vogliamo dotarlo di guida c’è sempre la Omer che vende un accessorio adesivo compatibile con tantissimi arbalete.

L’impugnatura

State pensando, cosa centra? Secondo me molto perchè se l’arbalete è ben saldo alla mano i tiri avranno una maggiore precisione. Ci basti pensare a quanti sforzi sono stati compiuti dalle aziende di armi nel settore delle pistole, decenni di prove e varianti per avere dei prodotti perfetti per il loro utilizzo.

Cerchiamo di capire questo concetto, una prima osservazione è sulla dimensione che deve essere giusta alla superficie del palmo, in questo modo riusciremo a stringere naturalmente l’impugnatura anche se spariamo senza pensarci su. In secondo luogo, deve avere l’inclinazione naturale per le nostre abitudini, questo apporta un beneficio alla linea di mira sopratutto in quelle occasioni in cui spariamo al volo senza avere il tempo di allineare con calma l’asta con la preda.

Questi due parametri sono totalmente soggettivi, per questo infatti è necessario provare in negozio diversi modelli cercando di capire quale si adatta meglio alla nostra mano, sia come misura che come inclinazione. Attenzione però a non dimenticare che in acqua usiamo il fucile con i guanti spessi circa 3mm.

Molto spesso io uso il nastro gommato per correggere la presa, anzi ultimamente sto provando con successo quello antiscivolo che si usa per i gradini delle scale.

Riepilogo e conclusioni

1) regolate la potenza, che sia giusta ed equlibrata
2) ogiva a filo
3) aletta non sporgente e cono
4) assetto leggermente negativo in punta
5) guida-asta
6) impugnatura

Prendete tutte le mie indicazioni come semplici consigli, soprattutto perchè nella pesca sub tutto è altamente soggettivo, non c’è un dettaglio per il quale si possa dichiarare con certezza matematica che sia più importante di un altro. A tutto questo si aggiunge poi la variabile esperienza, per cui a volte un fucile non ottimizzato può essere preciso semplicemente per il fatto che lo usiamo da tanto tempo e naturalmente ci siamo adattati al suo modo di sparare.

Tutte queste variabili mi fanno sempre pensare che la precisione è legata a molti fattori, spesso anche complicati da capire se prima non si sono effettuate tutte le prove del caso, infatti mi viene sempre da ridere quando leggo sui forum che alcuni utenti dichiarano la precisione di un modello di arbalete rispetto ad un altro senza mai parlare dei piccoli ma importanti dettagli sull’allestimento.

Ricordiamoci inoltre che a volte il fucile e l’allestimento non contano nulla, infatti la colpa di un tiro sbagliato è tutta nostra. Ci sono giorni che con lo stesso fucile siamo dei cecchini e altri giorni delle schiappe totali, tutto dipende dalla concentrazione, rilassamento e in buona parte dall’esperienza.

Accade molto spesso che per via dell’emozione o l’attenzione fissa sulla preda ci dimentichiamo di preparare il tiro e spariamo senza aver preso bene la mira o con il polso molle e piegato, per cui pochi centimetri di scarto si trasformano in una clamorosa padella. Io consiglio sempre di fare due o tre tiri, anche a vuoto, prima di cominciare la pescata, in modo da allenare la mira prima di un incontro importante. Infine, evitiamo di cambiare in continuazione fucile e allestimento, perchè per ogni modifica è sempre necessario un tempo di adattamento che può durare anche molte pescate, invece è importante mantenere a lungo una buona configurazione per raggiungere il feeling perfetto.