Non so a voi, ma a me è capitato diverse volte di compromettere seriamente una mia uscita a pesca per via della rottura di un componente dell’attrezzatura. Per fortuna mi ritengo una persona previdente, anche se terribilmente distratta, e di conseguenza sono sempre riuscito a rimediare a questi spiacevoli inconvenienti grazie all’attrezzatura di riserva che solitamente mi porto appresso.

L’attrezzatura di riserva si divide in due gruppi principali: quella che si porta nel borsone e quella che si aggancia alla boa/plancetta. Per quest’ultima bisogna accettare il compromesso di doversi trascinare una boa/placetta più pesante del normale, che può creare qualche fastidio durante la battuta di pesca. Chi usa il gommone è ovviamente avvantaggiato, non avendo pressoché limiti alla quantità di attrezzatura che può portarsi appresso.

Ma andiamo per ordine. Partiamo da quello  che è oggetto principale del pescatore subacqueo: il fucile. Chi utilizza arbalete è avvantaggiato rispetto agli amanti del fucile pneumatico. Normalmente basta portarsi dietro qualche elastico di riserva già imboccolato e si può affrontare la battuta di pesca in sicurezza. Chi usa la plancetta può portarsi dietro anche un’asta di riserva, così come un secondo fucile, di dimensione e allestimento anche differente. C’è chi di fucili nella plancetta ne porta addirittura due, e in questo caso è pressoché impossibile che gli si presenti l’eventualità tale per cui il pescatore sia costretto a tornarsene a casa.

Chi invece usa il pneumatico, e magari, come il sottoscritto, ama modificare le proprie armi, deve mettere in conto l’eventualità che il fucile possa non funzionare. Se con l’arbalete nel 90% dei casi basta sostituire l’elastico, nel pneumatico, in caso di problemi, avremo un’arma totalmente inservibile. Un pneumatico scarico non serve a niente, e certo non ci metteremo a ricaricarlo con la pompetta. Non voglio neanche pensare al fatto che qualche maniaco potrebbe prendere in considerazione l’eventualità di portarsi un compressore in macchina, o addirittura nel gommone (ci sarebbe da ridere): se uno pneumatico perde pressione, andrà giocoforza smontato, ed è meglio evitare di farlo al di fuori della propria officina. Senza contare che buona parte dei pescatori non saprebbe dove mettere le mani. La soluzione è ovvia: portarsi dietro un secondo fucile, sempre. Personalmente porto sempre un secondo fucile in plancetta, normalmente un settantino, a volte armato con la fiocina. Quando sto testando qualche nuova arma, i fucili in plancetta diventano due, non si sa mai. In un ovetto stagno porto invece alcuni pezzi di ricambio dei kit sottovuoto: guarnizioni, finali, scorrisagola. Porto anche un piccolo cacciavite da elettricista, per regolare alla bisogna il grilletto. Mi è capitato infatti di provare un fucile nuovo, da negozio, che praticamente non sparava, avendo il grano di regolazione completamente svitato, così come mi è capitato di trovarmi tra le mani un fucile che sparava da solo, per via di una regolazione troppo spinta del grilletto.

Nella mia plancetta porto sempre un carichino di riserva. Mi è capitato spesso di perderlo per strada, e caricare un pneumatico armato con tahitiana senza carichino è quasi impossibile, oltre che tremendamente pericoloso.

Chi usa il mulinello, infine, non avrà problemi a gestire eventuali rotture della sagola: si fa sempre in tempo a fare un’asola e impiombare alla ben’è meglio un’asta. Pinza e rivetti, invece, non dovrebbero mancare nel borsone. Chi pesca con la fiocina, inutile dirlo, farebbe bene a portarsene appresso qualcuna di riserva.

Andiamo avanti.
Le pinne monopezzo in polimero, ossia con pala non amovibile, possono essere considerate quasi indistruttibili. Pertanto chi utilizza esclusivamente questa tipologia di pinne può stare ragionevolmente tranquillo. Discorso diverso per chi usa pinne con pale amovibili. Le pale in tecnopolimero sono abbastanza resistenti, anche se a qualcuno è capitato di romperle in corrispondenza dell’attaccatura alla scarpetta.
Le pale in fibra, di carbonio o di vetro, specie se di qualità non eccelsa, possono rivelarsi invece abbastanza delicate. Può capitare ad esempio di riporle nel bagagliaio della macchina senza porre la dovuta attenzione e danneggiarle con qualche peso. Non sarebbe una cattiva idea portarsi appresso un paio di pinne di scorta, anche economiche, da condividere magari con l’eventuale compagno di pesca, se si ha la fortuna di utilizzare la stessa calzata.

Nel borsone del pescasub non devono mancare mai una maschera e un boccaglio di riserva, ma non tanto perché questi oggetti possano danneggiarsi, eventualità abbastanza remota, quanto per far fronte a eventuali dimenticanze. Può sembrare assurdo ma la maschera è uno di quegli oggetti che più facilmente un pescatore dimentica a casa, magari perché si ci si dimentica di rimetterla nel borsone dopo averla sciacquata. A me è capitato anche di peggio: una volta ho dimenticato a casa la muta, e non è stato divertente tornare a casa a riprenderla e perdere in questo modo un’ora di pesca.

Qualche paia di guanti e calzari, viste le dimensioni contenute, posso far parte dell’attrezzatura di riserva, così come il filo o l’anello porta pesci.

Un pescatore subacqueo non deve mai rimanere senza coltello. Per questo motivo io uso portarmene due addosso, uno sulla cintura e l’altro sull’avambraccio, e uno grosso lo tengo in placetta.

Quanto fin qui esposto è il minimo che si possa fare per far fronte agli incidenti o alle dimenticanze più comuni, anche se la prudenza non è mai troppa. Potrebbe essere utile, ad esempio, avere un secondo orologio a disposizione. Anche una seconda cintura con fibbia, nel caso dovesse danneggiarsi quella principale, potrebbe salvarci la giornata.

Dimenticavo: una seconda boa da tenere nel borsone, anche piccola e senza tanti fronzoli, è quasi d’obbligo per chi usa soltanto boe gonfiabili.