prodotti per la vestizione delle muteL’ispirazione per questo articolo mi è venuta a seguito di un piccolo problema nel quale mi sono imbattuto dopo l’ultima uscita, e che illustrerò più avanti.
Ho sempre utilizzato mute in spaccato/foderato. Comode, calde, resistenti, ma con lo spiacevole difetto di non poter essere indossate “all’asciutto”. Le mute in spaccato interno infatti si incollano letteralmente alla pelle, rendendo impossibile la vestizione.
Numerose sono le “ricette” adottate dai pescatori atte ad agevolare  lo scivolamento del neoprene. Nessuna di queste purtroppo è, a mio modo di vedere, esente da difetti. Vediamole di seguito.

La saponata.
È sicuramente il sistema preferito dalla maggior parte dei pescatori. Normalmente si prende una comune bottiglia di plastica da due litri, la si riempe di acqua calda e si aggiunge un po’ di sapone. Nessuno però ci impedisce di abbondare. Io ad esempio uso uno o due bidoncini da quattro litri, conservati dentro una borsa frigo per il mare, la stessa che uso dopo per riporre il pescato (i ghiaccioli li metto in una borsa piccola per lattine). Con tale quantità di acqua è facile farsi una sorta di doccia dopo la pescata, utile soprattuto d’estate se si rimane in spiaggia, o ancora meglio d’inverno: in questo caso potersi versare acqua calda dentro la muta subito dopo la pescata è una vera e propria goduria (i più megalomani si sono attrezzati con una doccetta da campeggio da collegare all’accendi sigari).
La quantità esatta di sapone è, grossomodo, di due “dosi” per litro d’acqua, se si utilizzano i saponi liquidi con dispencer. Io utilizzo normalmente un sapone liquido neutro per bambini, di buona marca. Prima dell’ultima uscita tuttavia mi sono ritrovato senza questo “prezioso” ingrediente, e di conseguenza ho utilizzato un normale sapone per lavare le mani. Risultato: una vera e propria bruciatura (probabilmente una dermatite) larga cinque centimetri e lunga più di venti lungo il fianco destro, che a distanza di cinque giorni continua a darmi prurito e fastidio. Lo stesso tipo di problema si è verificato in altre parti piccole parti del corpo, soprattutto dietro le ginocchia e sulle natiche. Morale della favola: mai usare saponi aggressivi o bagno schiuma per fare la saponata. Vanno bene invece, come detto, quelli per bambini (specie se privi di coloranti) , quelli per l’igiene intima e alcuni sciampo molto delicati. Non si può escludere infine che le sostanze disciolte nei saponi, anche se per bambini, a lungo andare non possano creare problemi, anche gravi, alla pelle.

I Gel.
Esistono dei gel specifici, commercializzati da importanti aziende del nostro settore, che rendono la vestizione confortevole, assorbono parte dei cattivi odori, sono idrosolubili e si “asciugano” poco dopo aver indossato la muta. Sarebbero perfetti, se non fosse per un difetto di non poco conto: costano troppo.
Una confezione da 250 ml è infatti sufficiente, per mia esperienza, per due massimo tre vestizioni. E visto che costa dai sette ai dieci euro il suo utilizzo risulta decisamente antieconomico.

Gli olii.
Alcuni pescatori utilizzano un olio idratante per le pelli dei neonati (il più gettonato è l’olio Johnson). In base alla mia esperienza sconsiglio vivamente questo tipo di prodotti. A lungo andare le cellule di neoprene si “impregnano” di olio, il che comporta l’emissione di odori sgradevoli, impossibili da debellare. Ho dovuto buttare un paio di pantaloni per questo motivo. In più l’olio impedisce o quantomeno ostacola pesantemente l’applicazione di neoprene liquido in caso di riparazioni. Infine, l’olio non fa aderire la muta alla pelle, anche se ho avuto la sensazione di un maggior comfort termico.

Le creme.
E’ un sistema poco utilizzato. Dà il meglio di se in combinazione con l’acqua calda. La crema deve essere la classica crema per il corpo, ipoallergenica, possibilmente per bambini. Ci si spalma la crema addosso, si mette l’acqua calda nella muta e si procede con la vestizione. Come sistema rappresenta una via di mezzo tra la saponata e gli olii. Rispetto alla saponata è meno efficace nella vestizione, ma come per l’olio non dovrebbe far male alla pelle (le creme sono fatte apposta per essere assorbite). A lungo andare, in tempi più dilatati, anche la crema finisce per far puzzare la muta.

Il borotalco.
E’ l’unico sistema che non ho mai utilizzato, ma a quanto ne so è maggiormente efficace nelle mute in spalmato. Ho la sensazione che impastandosi con l’acqua possa dar fastidio durante la pescata o in fase di svestizione. E’ tuttavia l’unico sistema che funziona all’asciutto, anche se immagino sia poco efficace.

I peli…
Noi sardi  ne siamo abbondantemente dotati (non sghignazzate, sapete bene che mi riferisco esclusivamente ai peli). Come disse la celebre cabarettista Geppy Cucciari: “Non siamo noi sardi ad avere molti peli, sono loro ad avere noi!”. I peli infatti danno non poco fastidio nella vestizione della muta, mentre su una pelle depilata il neoprene scivola alla perfezione. Per chi se la sente non resta che la rasatura. Certo bisogna avere un fisico decente, altrimenti la figura, specie in spiaggia, non è delle migliori. Ci sarebbe anche una sorta di soluzione di compromesso. Con l’apposita macchinetta per tagliare i capelli si può dare almeno una sfoltita ai peli del petto. Se non altro in questo modo si evitano gli aloni di sudore in mezzo ai pettorali, poco piacevoli da vedere nelle magliette o nelle camice indossate d’estate.

Fine della rassegna. Fin qui ho esposto i sistemi che conosco, ma vi invito a proseguire l’articolo con i vostri commenti. Magari salta fuori un metodo fenomenale di cui nessuno è al corrente. Ovviamente la digressione sui peli l’ho messa lì per fare un po’ di umorismo di bassa leva… più o meno 🙂