L’agguato in superficie è sicuramente la tecnica più usata nella pesca subacquea, è relativamente semplice, quasi priva di rischi o fatiche, potenzialmente buona per tutto il pesce del bassofondo e che con un pizzico di fortuna e tanta pratica può regalare anche delle prede importanti. Tutti i pescasub principianti partono con l’agguato in superficie, ma anche i pescatori più esperti fra un aspetto e l’altro si concedono una sessione di riposo in superficie, muovendosi silenziosi e guardinghi nel bassofondo.

Anche se a prima vista può sembrare sempliciotta anche questa tecnica ha le sue regole e particolarità, che se non seguite con metodo e intuito non vedrete alcun pinnuto da catturare, o nella migliore delle ipotesi vedrete solo delle ombre schizzare via veloci senza la possibilità di puntare tempestivamente.

Molto importante per l’agguato in superficie è la scelta del posto, dobbiamo cercare un tratto di costa abbastanza frastagliato e che magari ci sia una buona parte di bassofondo, sono da preferire i luoghi ricchi di grandi massi, vanno bene anche le barriere artificiali o tutti i posti dove vediamo molti scogli affioranti. Tutti questi luoghi sono importanti perchè dobbiamo necessariamente trovare il modo di avanzare nella nostra perlustrazione e rimanere quanto più coperti possibile.

Ecco alcune immagini di come si può presentare da fuori il nostro luogo ideale:

La tecnica principalmente consiste nel procedere con cautela, cercando di non farsi sentire o vedere, fino a sorprendere l’eventuale preda a una distanza utile per tentare il tiro. Sorprendere un pesce nel bassofondo è una delle cose più difficili in assoluto, ci sono però alcuni momenti in cui le nostre prede sono distratte perchè sono così intente a cibarsi o a cacciare che non si accorgono del pericolo incombente (l’uomo con un fucile), per realizzare questa magia ci vuole però molta pratica e pazienza.

Cominciamo intanto nello scegliere il momento giusto, è infatti risaputo che alle prime luci dell’alba o al tramonto molte specie di pinnuti sono intente al banchetto, ma per esperienza personale so che il mare è la cosa più imprevedibile in assoluto quindi non fate di questa regola un comandamento. Giusto per farvi capire com’è il mare, un mio amico nel bel mezzo di un giorno d’agosto era su una spiaggia ghermita di bagnanti con tutta la famiglia, decise di fare un giretto passatempo con il fucile e finì per catturare una aguglia imperiale di quasi 2mt (se non ci credete ho le foto).

Comunque alcuni espedienti invece sono da ricercare se vogliamo un vantaggio tecnico, come ad esempio muoversi con il sole alle spalle in modo da confondere le prede che guardano nella nostra direzione, oppure scegliere il giorno in cui il mare sia leggermente arzillo in modo da occultare le vibrazioni dei nostri movimenti con il trambusto generale della onde. Le giornate di mare piatto e calmo invece sono le peggiori, in quanto un nostro minimo e impercettibile movimento sarà percepito dai pesci anche a notevole distanza, rischiando quindi di non vedere proprio nulla da insidiare.

Per condurre con successo una battuta di pesca all’agguato dobbiamo procedere con il massimo silenzio, evitate quindi di schiaffeggiare l’acqua mentre pinneggiate, magari usate la mano libera per tirarvi avanti, evitate tutti gli urti fra fucile e scoglio o fra le pinne, e infine non usate moschettoni metallici o altri oggetti che producono rumore. Volendo esagerare dobbiamo anche evitare le parti di gomma che producono rumore da sfregamento, come a volte succede con i piombi gommati o alcuni tipi di schienalino.

Quando siamo riusciti ad essere silenziosi, dobbiamo concentrarci sull’invisibilità, cioè dovete trovare il modo di procedere verso un bersaglio prefissato rimanendo sempre coperti fino al raggiungimento del tiro utile, per fare questo dovrete sfruttare tutti gli aiuti che il luogo vi permette, quindi qualunque scoglio o masso può diventare la vostra protezione.

Se avvistate con anticipo una preda, studiate rapidamente la zona e se possibile evitate l’approccio diretto e preferite un percorso più lungo ma più coperto, altre volte invece ci troveremo all’improvviso a pochi centimetri da un pesce inaspettato, per questo durante l’agguato dobbiamo essere sempre pronti al tiro, sempre vigili e attenti. Il modo corretto di gestire il fucile infatti è avere il braccio sempre un po’ teso e il dito pronto sul grilletto, inoltre giriamo sempre l’arma dove stiamo guardando, cioè occhio e fucile devono essere sempre collegati e allineati.

Ogni angolo, scoglio, punta o masso è potenzialmente un riparo, è quindi importante affacciarsi con cautela e spiare se dietro all’ostacolo visivo si nasconde la vostra futura preda ignara e intenta alle sue attività.

Per l’agguato si usano tutti i fucili dal corto al medio, a seconda della visibilità, ma mai le misure lunghe perchè quasi sempre dovremo agire in pochissimi istanti ed è quindi necessario più il brandeggio che la potenza. Io consiglio di usare fucili dal 70 al 90 massimo, infatti il mio preferito per questa tecnica è un 85 con asta da 6mm, dove per i miei gusti ho un’eccezzionale velocità e un potenza sufficiente fino a 3mt. Prima di questo però ho usato con successo un 75, che era ancora più brandeggiabile.

Per l’agguato in bassofondo non serve potenza, quindi lasciate perdere le configurazioni pesanti a doppio elastico, un arbalete leggero con un solo elastico va benissimo. Anche perchè in questa tecnica è facile colpire lo scoglio e rovinare l’asta.

La muta non fa molta differenza fra il nero o il mimetico, comunque basta che sia un modello sobrio e privo di grandi contrasti o colori sgargianti, invece secondo me è più importante maschera  e tubo opachi, cioè in materiale non lucido.

I pesci da insidiare con questa tecnica sono, potenzialmente, quasi tutti però diciamo che le normali prede consistono in saraghi, orate, cefali e salpe. Spesso pure le spigole, a patto però di avere dei riflessi da ninja. Di media difficoltà sono i saraghi, un po’ meno il sarago pizzuto perchè si spinge più sotto costa e quando si ciba con foga è molto distratto. L’orata invece è in assoluto la preda più difficile, secondo me perchè ha i sensori più sviluppati di altre specie ed è in genere un pesce molto diffidente. Il cefalo al contrario è il più facile da prendere, ha un movimento abbastanza prevedibile e quando è chino sul fondo diventa molto vulnerabile dalle minacce che arrivano dall’alto.

Un capitolo a parte ci vuole per le salpe, da me considerato il pesce scuola dell’agguato, queste possono essere molto facili come quasi impossibili da prendere. Mi spiego meglio, la salpa si muove in gruppo a tappe, fermadosi spesso per mangiare ed è questo il momento buono per sorprenderle, bisogna però fare attenzione alle sentinelle, se ti vedono loro scappa via tutto il gruppo. Quindi se non abbiamo un riparo buono e che ci porti vicino senza essere visti possiamo dimenticarci di prenderle nel sacco. Posso tranquillamente dire che quando arriverete a pianificare e concludere con successo voluto un agguato alle salpe sarà come aver preso il diploma dell’agguato in superficie.

Questo è tutto, riepilogando per l’agguato in superficie ci vuole un fucile di media potenza, assoluto silenzio, movimenti lenti e sempre pronti al tiro. All’inizio non vi darà grandi soddisfazioni, ma con il tempo e la pratica farete gli stessi carnieri di qualunque altro metodo. Vi consiglio di cercare i vecchi video di Dapiran sull’agguato a spigole e cefali, all’epoca mi sono stati molto utili per capire tante cose, e ancora oggi mi piace rivederli.

Ecco un buon video di un agguato in pochissimi centimetri d’acqua: