Oggi vi parlerò di un accessorio indispensabile, oltre che obbligatorio per legge, per il pescatore in apnea, il sommozzatore ara, o per chiunque desideri esplorare in tranquillità i fondali antistanti il bagnasciuga, e che rappresenta lo strumento principale per la salvaguardia della nostra incolumità.
Si tratta infatti della “boa segna sub”, che nello specifico si chiama Apnea, ed è prodotta da Mares.
Come si può vedere dall’immagine in cima all’articolo, l’Apnea non è la classica boa segna sub. Solitamente, infatti, siamo abituati a boe dalle forme più classiche, come ad esempio il pallone o il siluro, che sono ottimi dal punto di vista degli ingombri e del trasporto in acqua, o ancora alle plancette, rigide o gonfiabili che siano, che somigliano perlopiù a piccoli natanti. Queste ultime si rivelano estremamente utili come mezzi provvisori di appoggio, ma hanno il grosso “handicap” di essere abbastanza ingombranti e pesanti.
La boa Apnea sembra nascere dalla fusione del pallone e del siluro, e nelle forme ricorda, oltre che per alcune caratteristiche che illustrerò più avanti, una piccola plancetta.
Iniziando a analizzare le caratteristiche principali, posso dire che:
• La boa in questione è del tipo gonfiabile in PVC termosaldato di colore arancione.
• Anche la bandierina è gonfiabile, ed è parte integrante della boa stessa.
• La valvola di gonfiaggio è del tipo “di non ritorno”.
• La parte gonfiabile ingloba il fondo e il telo superiore, che sono sempre di PVC termosaldato, ma che non sono gonfiabili, seppur contribuiscano in egual misura al galleggiamento.
• Le dimensioni della boa in modalità “operativa” sono indicativamente 55 cm di lunghezza, 35 cm di larghezza, e 12-15 cm di altezza nella parte bassa, fino ad arriva a 40 cm di altezza considerando anche la bandierina.
• Il peso è di 1,5 kg, ma parliamo della boa in configurazione pronto pesca, e quindi piena di orpelli vari, come moschettoni, infradito, contenitore stagno, spillone porta pesci, e altri agganci vari. Da sgonfia e priva “accessori” pesa pochi etti, e una volta ripiegata con cura, entra tranquillamente in un piccolo sacchetto.
• In totale gli agganci rigidi sono sei: uno nel gavone superiore, uno posizionato inferiormente a prua, e due per lato, posizionati alle estremità. Non sono tantissimi, infatti dal mio punto di vista, per posizionare correttamente e ordinatamente tutta la roba che ci portiamo in acqua, il numero minimo di agganci inferiori è sette. Tuttavia, anche avendo solo cinque agganci inferiori, con qualche piccolo accorgimento nella sistemazione degli altri oggetti, si riesce comunque ad avere tutto a portata di mano.
• Ed eccoci arrivati a quella che secondo me è la caratteristica saliente della boa Apnea: il gavone. Si tratta infatti di uno spazio ricavato superiormente, al centro della boa, tra il fondo e il telo superiori che, come già detto in precedenza, sono rigidi e non fanno parte del “comparto gonfiabile”. Questo gavone ha dimensioni piuttosto generose, se si considerano gli ingombri totali della boa.
• Chiaramente non è concepita per stiparci attrezzi ingombranti ed eccessivamente pesanti. Diciamo che sistemato bene il tutto, ci possono stare una paio di infradito, un contenitore stagno maxi (del tipo grande Mares oppure Omer) una bottiglia da 1/2 lt, più altri piccoli accessori, carichini supplementari, fiocine o arpioni di riserva, o ancora una piccola torcia, come per esempio la Salvimar Lecoled, di cui trovate un articolo nel blog.
• Ma non è tutto: infatti, il telo per coprire il gavone è provvisto di una ulteriore tasca (che non è stagna), pensata principalmente per riporre oggettini poco ingombranti come gli spezzoni di dyneema da utilizzare per sostituire gli archetti in legatura che potrebbero spezzarsi mentre siamo in acqua, impiombature provvisorie, barrette energetiche, oppure documenti bene impermeabilizzati. Il telo si richiude tramite due chiusure ad alamaro, una per parte. Personalmente ho sostituito i cavi degli alamari con due spezzoni più lunghi, in modo da poter mettere nel gavone roba un po’ più ingombrante e facilitare le operazione di apertura/chiusura in acqua.
La boa è visibile almeno quanto un pallone o un siluro, forse qualcosa in più, visto che essendo più larga, si rivela più stabile, e quindi la bandierina rimane sempre dritta.
La struttura, che come detto è realizzata in PVC termosaldato, sembra un po’ delicata, infatti avrei preferito un materiale più resistente, come il nylon 500 denari, usato tra l’altro anche per il rivestimento esterno dei gav di fascia alta.
Con un rivestimento di quel tipo, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di preoccuparsi di una eventuale strusciata su qualche scoglio, cosa che può capitare non di rado.
Tuttavia va anche detto che con tale rivestimento, che ricordo è irregolare e non perfettamente liscio, proprio per resistere meglio ad eventuali urti che altrimenti lo danneggerebbero, la boa scivolerebbe peggio sull’acqua, e di conseguenza aumenterebbero gli attriti e lo sforzo necessario a trainarla.
Per quanto riguarda la bandierina, ho già detto che è gonfiabile ed è parte integrante della boa, tuttavia ritengo che in fase di progettazione sarebbe stata da preferire una bandierina rigida ad incastro, come quelle presenti in certi siluri e plancette.
Assieme alla bandierina rigida estraibile avrei gradito un tappo sul fondo del gavone, in modo da consentire uno più facile e comodo svuotamento dello stesso da quel poco d’acqua che inevitabilmente ci finisce dentro durante la pescata o nel lavaggio con acqua dolce.
Una seconda caratteristica della boa in oggetto, e che può essere definita altrettanto “saliente”, consiste nel particolare disegno. Infatti in casa Mares, per ridurre al minimo la resistenza al trascinamento e gli attriti in acqua, hanno ben pensato di abbassare la poppa, ed alzare e affusolare la prua, proprio come un gommone.
Tale caratteristica rende l’Apnea una boa estremamente leggera da trainare, con conseguente riduzione dello sforzo da parte dell’utilizzatore di turno. Non solo: grazie a questa forma è possibile impedire che litri di acqua allaghino il gavone, e quindi appesantire il tutto.
Ovviamente non ho potuto fare a meno di aggiungere anche questa volta il mio tocco personale: come ho già fatto per le altre mie boe e plancette, ho collegato la poppa e la prua tramite uno spezzone di sagolone e dei galleggianti, in modo tale da suddividere e migliorare la trazione tra le due estremità.
A tal proposito trovate la descrizione con annesse foto del sottoscritto, nei due articoli riguardanti la plancetta Omer Atoll e la Best Hunter Okipa II.
Lo spezzone di sagolone è utile anche come maniglia, e a tale scopo, per favorire una presa più comoda, sarebbe meglio infilare il sagolone che corre al centro della boa, tra gli agganci di serie, dentro uno spezzone da 25-30 cm di tubo di gomma.
Oltre a queste “modifiche” ho disseminato gli agganci della boa di fascette da elettricista, in genere tre per ogni aggancio, compreso quello all’interno del gavone.
Queste fascette sono utilissime per facilitare le operazione di aggancio/sgancio dei fucili, o di qualsiasi altro accessorio.
Per facilitare il “cambio fucile” ho aggiunto, oltre a un paio di moschettoni dalle dimensioni generose a prua (per inciso, la boa apnea sia traina dalla prua), anche due spezzoni da 20-25 cm di corda elastica.
In genere, per fare questi spezzoni utilizzo direttamente delle corde elastiche dello stesso tipo che si usano per fissare saldamente qualcosa sul tetto dell’auto.
Queste corde generalmente vengono vendute in varie misure, per il mio scopo ho acquistato quelle da 50 o 60 cm, rigorosamente con ganci in plastica ad incastro.
Da una corda si ricavano tranquillamente due spezzoni: basta dividerla in due, dato che ci basta un gancio, e fare una piccola asola all’altro capo.
A questo punto si infila la solita fascetta serra cavi nell’asola e si serra, lasciandola abbastanza ampia, in una delle fascette preventivamente fissate agli agganci della boa.
Uno spezzone di corda elastica opportunamente preparato per ogni aggancio a poppa, e il gioco è fatto.
Per concludere, è utile rimarcare ancora una volta che la boa apnea in acqua risulta estremamente leggera da trainare, soprattutto se usiamo una buona sagola elastica.
Buona parte del merito della sua scarsa resistenza al trascinamento va attribuita anche al gavone: infatti bottiglie, ciabatte, torcia, e altri piccoli “accessori” si possono stipare, e/o suddividere tra il gavone stesso e il tascone del telo di copertura.
Fucili e spillone porta pesci supplementari invece vanno sotto.
Editing dell’articolo by Tommaso Mytom
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11 Comments
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L’ho avuta e l’ho usata con soddisfazione finché è durata. Purtroppo, apparentemente senza motivo, si forata all’angolo dove inizia la copertura, sopra la A e la R della scritta Mares in foto. Ho provato a chiudere il buco più volte con neoprene liquido e altre cose, ma il punto di rottura è una giunzione, forse anche per questo le riparazioni non hanno tenuto. Peccato, perché mi piaceva e costava poco. Ma forse un motivo c’era… Non l’ho ricomprata.
si, in effetti l’unico vero handicap è la scarsa robustezza, sarebbe bastato rivestirla, in fase di produzione, in cordura di nylon, e sarebbe stata tutta un’altra cosa…
L’ho avuta, troppo delicata. I sub stipano boa, pinne, muta, maschera, boccagli nel borsone e dopo la pescata anche in fretta e stancamente. Un oggetto così è troppo delicato per reggere, mi si è forata tre o quattro volte, alla fine era piena di toppini. Uno a ceduto in acqua e addio pescata. Bella l’idea, da rivedere il materiale.
È una boa economica. Mi ricordo di averla vista anche a 10€, coi saldi. Al limite, si tratta di un investimento contenuto.
Si ma se ti si fora in mare o la trovi forata in borsa. addio pescata
Beh, diciamo che, salvo problemi di fabbrica, bisogna avere le solite accortezze che si hanno con tutte le classiche boe gonfiabili, e cioè: evitare cìdi farle andare a contatto con gli scogli mentre siamo in acqua, oppure, quando siamo in spiaggia, guardare bene dove la si appoggia, e sono solo alcuni casi…
L’ho usata per una stagione pescando esclusivamente in gommone, del tutto inadeguata per portarci gran che partendo da terra. Leggerissima, con vento di terra non faceva altro che rotolare (a differenza di quella sferica o del siluro). Si è strappata irrimediabilmente nella giunzione tra bandierina e stelo gonfiabile, cioè il punto in cui la acchiappavo per salparla a bordo. Per fortuna la vinsi ad una gara sociale, una cineseria che dura poco e vale meno. Più che “investimento contenuto” direi proprio soldi buttati.
In effetti non è famosa per la resistenza, ma, dandomi una tastatina scaramantica ai gioielli di famiglia mentre scrivo questo 🙂 , la mia è ancora perfetta, e ha già 30 e passa pescate addosso.
Buongiorno, se la volessi utilizzare come cuscinetto gonfiabile di riposo nuoto per trasferimento da barca in rada a spiaggia e inserire nel gavone giusto occhiali da sole e infradito la ritenete un oggetto indicato? Grazie Federica
Se la vuoi usare per “abbracciarla” e riposare qualche istante, potrebbe anche essere ok, ma se ti ci vuoi proprio appoggiare, allora è un pò “leggerina”. Però il gavone và comunque bene.
In alternativa potrei consigliarti altre boe/plancette più adatte allo scopo, ma si sale fin troppo di prezzo…
Perché no? Considera che il gavone non è stagno.