Dopo essersi affacciata nel mercato dei fucili pneumatici con il suo Vintair, la Salvimar ha deciso per il 2013 di rilanciare la sua proposta con l’incremento delle misure disponibili per questo robusto fucile pneumatico, aggiungendo il 100, il 115 e addirittura il 130, tutti e tre con asta tahitiana da 8 mm. di serie.
Ho usato l’aggettivo robusto non a caso. Il Vintair – vale la pena ricordare che si tratta di un prodotto totalmente Made in Italy – è un fucile assemblato a regola d’arte. Sono stati utilizzati materiali di prim’ordine, e la cura nella realizzazione è immediatamente percepibile. Basta dare uno sguardo anche veloce a testata e serbatoio, quest’ultimo addirittura piacevole al tatto. Ma con questo articolo non ho intenzione di recensire il fucile così come è possibile acquistarlo in negozio. Obiettivo della mia prova è la verifica della compatibilità del Vintair con il kit X-Power di STC, in modo da massimizzarne le prestazioni.

Ho proceduto pertanto a rimuovere il particolare tappo arancione che protegge ermeticamente la valvola dalla sabbia, fissato con quattro viti a brugola all’impugnatura. Agendo sulla valvola ho scaricato completamente il fucile, dopodiché ho svitato la bellissima volata realizzata in alluminio anodizzato (che non andrà sprecata… l’ho subito montata su un altro fucile).

salvimar vintair + x-power stc
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A questo punto ho verificato il filetto della canna, che si è rivelato lo stesso dei fucili pneumatici Cessi e Mares Canna 13. A malincuore ho provveduto a rimuovere il particolare variatore di potenza, in modo da poter uniformare il Vintair agli altri fucili canna 11 che utilizzo di solito. Per lo stesso motivo ho montato un pistone X-Runner. La volata STC si avvita alla perfezione, e la lunghezza del filetto è adeguata a garantire il corretto serraggio di ogiva e serbatoio.
Porto il fucile in pressione, limitando la precarica a poco più di 19 bar. Provo ad azionare il grilletto, che può beneficiare del diametro ridotto – 2 mm. – del pistoncino di connessione.

Risulta un po’ più duro delle elaborazioni artigianali, ma nella media rispetto gli altri prodotti che adottano pistoni di connessione grilletto/dente di sgancio dal diametro ridotto. Per me la personalizzazione del l’impugnatura è imprescindibile, e non c’è fucile nel quale non sia intervenuto in qualche modo. Nel Vintair tuttavia mi sono limitato ad aggiungere uno spessore anatomico nella sella tra pollice e indice, in modo da distanziarla maggiormente dal grilletto, e a rivestire il tutto con dell’auto agglomerante. Si tratta di una classica impugnatura a “pistola”, che favorisce il brandeggio.

Per le prove ho usato n’asta da 105 cm. per 7 mm. di diametro. Si tratta di un’asta un po’ troppo lunga per questo fucile, tanto da inficiarne in parte l’assetto. Il canna 13 risulta più “pesante” in acqua rispetto a un canna 11, e in questo senso il kit sottovuoto riesce a migliorare leggermente la situazione. Ciò nonostante , per avere un assetto simile a quello dei miei canna 11, decido di usare un paio di piccoli galleggianti mobili, realizzati in polistirene, resi solidali rispetto al serbatoio grazie ad alcun elastici.

E ora veniamo alle prestazioni. Sono rimasto stupito. Ricordo che il fucile è stato caricato a 19 bar. In fase di caricamento risulta leggermente più impegnativo di un canna 11 precaricato a 25 bar, ma ovviamente chiunque riuscirebbe a eseguire la manovra senza particolari patemi.

Nei due filmati a corredo di questo articolo, gli unici che sono riuscito ad eseguire per via di alcuni problemi di “autonomia” patiti dalla mia videocamera, ho documentato la cattura di un sarago tra gli scogli (poco significativa dal punto di vista prestazionionale) e soprattutto un tiro al libero, purtroppo eseguito in condizioni di acqua torbida e sospensione. Se si fa attenzione al dispiegamento della sagola, si può notare la velocità con la quale viene steso il monofilo dell’impiombatura. Immaginate cosa accadrebbe a precariche più alte…