Al pescatore di una volta bastavano un Medisten, un retino alla vita, maschera, boccaglio, pinne e coltello. E quando la passione era tanta e i problemi economici minimi, una bella muta con cerniera e una cintura di piombi. Un paio di ore a controllare le solite tane e la cena era assicurata… spesso anche il pranzo e qualcosa da mettere in freezer.
E per assicurarsi un certo numero di catture non bisognava essere dei campioni, bastava entrare in acqua armati e passarci un paio d’ore.

I pescatori che riescono a fare carnieri abbondanti con regolarità ci sono anche oggi, ma sono generalmente molto bravi, hanno buoni tempi d’apnea, riescono ad andare in acqua con una certa costanza, e spesso si spostano in gommone alla ricerca dei posti migliori.

Un comportamento che invece con sempre più frequenza accomuna il pescatore alle prime armi al professionista più scafato consiste nell’abitudine di recarsi a pesca con più di un fucile al seguito, a prescindere dal fatto che le prede più frequenti possano consistere in polpi e seppie o dentici da record.

Vediamo quali sono gli assortimenti che vanno per la maggiore, partendo da quello che viene considerato il secondo fucile per definizione: il “corto da tana”. Fino a qualche anno fa il Ministen della Mares era il corto per antonomasia, pneumatico lungo una cinquantina di centimetri, con canna da 13 mm. ed armato con asta da 8 e fiocina a 5 punte in ferro. Seguivano a breve distanza, nella stessa misura, Cressi SL e Seac Asso.
Dotato di variatore di potenza, il Ministen poteva venire utilizzato per dare la caccia a un gran numero di prede, dal polpo intanato alla cernia arroccata, ai saraghi sotto i lastroni.
Alternative al Ministen erano i fucili cortissimi, come il Minimisten sempre della Mares e gli innumerevoli suoi cloni. Fucili così corti avevano forse poco senso, però in tanti presero l’abitudine di portarsene uno appresso, a volte legato alla coscia grazie all’apposita fodera. Un’immagine che fa tanto Far West ed è a dir poco comica, a mio modo di vedere.

Oggi il pescatore subacqueo evoluto, ma a volte anche quello con pochi anni di esperienza alle spalle, dispone di un intero arsenale di fucili, spesso acquistati in quell’enorme mercatino dell’usato che è Internet.
Chi utilizza fucili ad elastici possiede, come minimo, un 75/85 mono elastico, armato con asta leggera, da usare d’inverno per la pesca alle spigole o in presenza di acqua poco limpida. Non manca un fucile da a 60 cm. armato con fiocina a tre o quattro punte, da utilizzare nelle situazione di scarsa visibilità. Quest’ultima configurazione viene spesso utilizzata per allestire un secondo fucile “da tana”, da tenere appeso alla boa o nella plancetta.
Non possono mancare all’appello un 90/100 in alluminio, sempre mono elastico, oppure un 100 con doppio elastico, fino ad arrivare ai 110/120 da aspetto puro, armati con un elastico di sezione generosa o più elastici con fattori di allungamento estremi.
Come se ciò non bastasse, spesso ci si concede un fucile in legno o in carbonio monoscocca a singolo o doppio elastico, e se proprio non si bada a spese si acquista un roller da competizione…
Ricapitolando: fucile corto da tana, 75 per l’inverno, 90/100 per la primavera, 120 per l’estate e un legno/carbonio monoscocca/roller per fare scena o per non farsi mancare niente.

Chi invece usa prevalentemente fucili pneumatici solitamente riduce il numero di modelli a tre lunghezze. Si parte che un corto da tana, che normalmente è un cinquantino. A volte si scelgono modelli ancora più corti, mentre spesso si opta – e questo è il mio caso – per un settantantino. Questa misura non è forse adatta alle tane più inaccessibili, ma possiede un ingombro simile a quello di un 60 a elastici, mantenendo però prestazioni decisamente superiori. Il 70 ad aria è un fucile polivalente, e in determinate circostanze può sostituire degnamente un lungo.
Il fucile pneumatico principale è invece il 100, adatto per agguato ed aspetto, anche profondo. È, a mio modo di vedere, il fucile più versatile in assoluto, e basta cambiare precarica e diametro d’asta per poter insidiare la quasi totalità delle prede presenti nei nostri mari.
Un’alternativa al 100 può essere rappresentata dall’85/90 in inverno, per la caccia alle spigole, o dal 110 in estate in condizioni di acqua particolarmente pulita. Poi ci sono i 130, veri e propri cannoni per la pesca al tonno, alle ricciole o ai dentici più diffidenti, ma sono davvero pochi quelli che decidono di utilizzarlo.
Infine, l’Aribalete di Omer, e prossimamente lo Sporasub One Air, in tutto questo discorso fanno la parte del jolly, e viene acquistato sia da chi utilizza prevalentemente fucili pneumatici, sia da chi non abbandonerebbe mai i propri arbalete.

Ora che abbiamo illustrato le varie alternative per la composizione dei nostri arsenali, tenuti più o meno ordinatamente nella rimessa o in cantina, vediamo quali sono i fucili che poi effettivamente andremo a utilizzare durante una singola battuta di pesca.

Se ci si sposta in gommone e c’è abbastanza spazio nel paiolo, potremmo decidere, paradossalmente, di portarci appresso l’intera dotazione di armi. Tuttavia, eccezion fatta per qualche megalomane, ci si può ragionevolmente limitare a tre, massimo quattro fucili:

– Un corto/cortissimo per le tane;
– Due fucili “principali”, ossia due 75/85 in inverno o due 100/110 d’estate. L’opportunità di portarci dietro due fucili simili deriva dal fatto che gli incidenti irrimediabili sono sempre in agguato, e fa sempre comodo avere a disposizione un’arma di riserva simile a quella principale. Si potrebbe diversificare la scelta tenendo pronti due allestimenti alternativi: per gli arbalete uno leggero mono elastico e uno doppio elastico con asta di sezione maggiore; per i pneumatici un 100 con asta da 7 e un 90 con asta da 6,5 o, d’estate, un 110 con asta da scegliere a seconda delle circostanze.
– Per ultimo, un cannone per le prede importanti, che può essere un grosso legno, un roller o un pneumatico da 130

Se invece si parte da terra è opportuno optare per due o tre fucili, a seconda che si usi una plancetta più o meno capiente. C’è chi riesce a caricare la plancetta con tre fucili, mentre un quarto lo tiene in mano, ma siamo davvero ai limiti, e portarsi appresso tale zavorra può essere davvero scomodo.

Per chi opta per due fucili le scelte sono abbastanza limitate:

– un fucile “di riserva”, che può essere un cinquantino armato di fiocina, oppure un 70 dotato di variatore, tahitiana da 7 e precarica abbastanza alta: fucile completo che, alle brutte, può sostituire il “lungo” principale.
– un bel 100 dotato di sottovuoto. Sono poche le prede che non si possono pescare con questo fucile, e anche qui l’alternativa può essere un 90 in inverno o un 110 d’estate.

Chi invece possiede una plancetta abbastanza capiente può optare per un terzo fucile, da scegliere in base alle prede che si spera di incontrare, o come semplice back-up del fucile principale. Personalmente porto sempre un terzo fucile dal funzionamento “garantito” nel caso in cui abbia effettuato qualche modifica alla mia arma principale. Devo ammettere che in un bel po’ di circostanze la disponibilità del terzo fucile mi ha evitato il ritorno a casa anticipato…