plancetta best divers okipa 2

Altra palncetta, altra prova.
Oggi tocca all’ultima versione della famosa plancetta Okipa 2, made in best divers. Comincio con l’elencarne le principali caratteristiche:

  • Tre camere d´aria separate: in pratica il cuore di questa plancetta consiste in due “cuscini” lunghi per le due camere laterali, e uno – quadrato e più piccolo – per la camera centrale.
  • Protezione esterna realizzata in PVC arancione.
  • Misure (molto generose): 90 x 62 x 16 cm.
  • Peso: quasi 2 kg.
  • Bandiera con asta lunga 40 cm.
  • Tasca porta oggetti con doppia apertura e chiusura con velcro; vano scoperto ma provvisto di “rete a ragno” (come quelle per i portabagagli delle auto) per trattenere gli oggetti. Vi si possono facilmente stipare la torcia, il contenitore stagno, ecc.
  • Quattro anelli porta fucili in silicone, da inserire negli appositi D-ring plastici posti ai lati della parte superiore della plancetta, più sette D-ring posti inferiormente: due per ogni lato, e tre centrali. Grazie a questi attacchi, con l’aggiunta di qualche moschettone inox, la plancetta può caricare potenzialmente fino a 7 arbalete.
  • Due maniglie di posizionamento poste a prua.
  • Pompa manuale di serie, simile a quelle per gonfiare i classici materassini.

okipa2 dettagli

Allestimento.
Riguardo la messa in funzione della plancetta, ci si può avvalere delle istruzioni riportate direttamente sulla confezione. Tuttavia, qualora queste non fossero disponibili, e per quanto sia semplice il “montaggio”, le elencherò di seguito passo passo.
Si parte inserendo le tre camere d’aria grigie nei rispettivi vani. Come già detto in precedenza, i due più lunghi nei vani laterali e il terzo nel vano centrale inferiore.
I vani per le camere d’aria sono provvisti di cerniere e di aperture supplementari più piccole, coperte da chiusure a velcro, da cui far fuoriuscire le valvole, in modo da procedere al gonfiaggio. È ovviamente opportuno stendere bene, e nel verso corretto, le camere all’interno dei vani.
Fatto questo si procede col gonfiaggio. Prendiamo la pompa, che è provvista di due attacchi: uno di colore blu, per gonfiare, e uno di colore rosso, per sgonfiare. Consiglio inoltre di “trattare bene” il tubino corrugato da accoppiare alla pompa, in quanto è facile piegarlo, e di conseguenza deformarlo. Ora inseriamo uno dei due beccucci nel corrugato (l’alto capo va nell’ingresso blu). Detto beccuccio va ovviamente inserito nelle valvole, dopodiché possiamo iniziare ad agire sulla pompa per immettere l’aria. Sulla confezione è riportato di non superare le 50 “pompate”. In ogni caso ne dovrebbero servire meno.
Gonfiate perbene le tre camere, e il risultato sarà un mini gommone, con tanto di prua e di poppa. A questo punto si può apprezzare l’aspetto estetico, sicuramente d’effetto, e soprattutto l’utilità dello “scivolo”, utile per salire con il busto sulla plancetta ed affrontare i lunghi tragitti pinneggiando.

okipa2 spallacci

Personalmente ho applicato un paio di spallacci inferiormente,sfruttando gli appositi D-Ring, in modo da poter trasportare la plancetta a mo’ di zaino. In oltre ho collegato una cima nei D-ring centrali inferiori, con alle estremità due galleggianti abbastanza grossi da non passare negli anelli, fermati con dei nodi: ciò serve a far sì che la plancetta venga tirata anche e soprattutto dalla poppa, invece che solo dalla prua, infatti è noto il problema che plancette e siluri, se tirati solo dal davanti, tendono ad andare a “testa” in giù, non per niente i natanti anno il motore a poppa…
Altra cosa: date le generose dimensioni della Okipa 2, è opportuno usare la sagola elastica, e adoperare un pedagno dal peso generoso.
Per quanto riguarda lo spostamento in acqua, si deve tenere conto dell’ingombro abbastanza rilevante, unito al fatto che la plancetta non essendo rigida, specie con mare formato, tenderà a farsi “sentire” dietro di noi. Tradotto: non sarà leggera come un siluro…
Non ultimo: l’asta dell bandierina, che va inserita in una delle due fasce elasticizzate presenti ai lati del “tascone” superiore, è un po’ troppo corta, e con mare formato risulta non sufficientemente visibile, per cui sarebbe meglio usarne una più lunga. Per quanto riguarda le fasce elastiche reggi asta: ho fatto anche qua una piccola modifica.

okipa2 supporti

In pratica consiste nell’infilare un spezzone lungo 10-15 cm da 20 mm di diametro (esterni) e 14 mm interno di tubo in polietilene (di solito nero) di quelli che si usano negli impianti idraulici. Detto spezzone lo si tappa a un’estremità con un po’ di silicone o con dei tappi in plastica pieni opportunamente sagomati, come quelle di certe bottiglie di vino. L’asta della bandierina in dotazione alla Okipa 2 ha una diametro di 16,5 mm, e in questo tubo non ci entra. Ho quindi provveduto a “rettificare” l’interno del tubo in polietilene con una trapano e una punta da 16 mm, una limatina finale con una lima tonda, e il gioco è fatto. Tale operazione si può effettuare anche solo con una raspa: ovviamente ci vorrà più tempo. Nulla toglie che presso i rivenditori di idraulica potreste trovare il tubo con la misura dell’innesto corretta.
In ogni caso, l’asta deve scorrere abbastanza bene nel tubo, ma deve comunque fare un certo attrito, in modo che non si sfili involontariamente.
In alternativa, si potrebbe realizzare una bandierina fai da tè che combaci con lo spezzona di tubo. Si consideri che l’asta porta bandiera della plancetta Omer Sub Atol entra perfettamente nel tubo, oltre a essere il doppio come lunghezza.
Una volta preparato lo spezzone porta bandierina (personalmente ne ho realizzati due, uno per lato, in modo da poter spostare all’occorrenza la bandierina, anche se cambia relativamente poco…), procediamo ad infilarlo nella fascia elastica, fino a far fuoriuscire il capo tappato del tubo nella parte inferiore della fascia: in pratica fino a toccare la base del “tascone”.
Questa modifica, che alla fine è tanto “spartana” quanto semplice, serve per dare maggiore stabilità alla bandierina, anche se comunque i supporti sono trattenuti da fasce elastiche, ma soprattutto serve per evitare che, mentre siamo in acqua, ci voltiamo e vediamo la plancetta senza bandiera, cosa che ovviamente ne pregiudica la visibilità, non tanto nostra, quanto delle barche, con conseguenti rischi: e questo discorso giustifica l’attrito che ci deve essere tra il tubo in polietilene e l’asta porta bandiera più lunga.
Per stare tranquillo mentre pesco, in aggiunta agli anelli porta fucile, ho messo un paio di moschettoni inox ai lati, nei D-ring a poppa, ma non prima di aver corredato tutti i D-ring di fascette stringi tubo, in modo da facilitare le possibili operazioni di aggancio/sgancio in acqua. Nei D-ring a poppa (solo i due per i fucili) invece ho aggiunto agli anelli in silicone, degli spezzoni di 30 cm di cavo elettrico con anima da 3 mm: uso questo cavo perché è abbastanza rigido, e allo stesso tempo flessibile, per cui consente di agganciare e sganciare i fucili molto rapidamente, ma anche di trattenerli saldamente (tant’è che uso lo stesso cavo anche come porta-pesci, in quanto la guaina esterna non lacera il pesce, e l’anima metallica è abbastanza resistente da svolgere la funzione di spillone, ma anche altrettanto flessibile da non rischiare di ferirci involontariamente).
Per chiudere questo test a secco, consiglio di lasciare la plancetta gonfia una volta preparata per la pesca, in quanto mettersi ogni volta a gonfiare le camere d’aria non è esattamente il massimo, ma soprattutto, lasciandola gonfia, (ovviamente non eccessivamente) non stressiamo troppo gli incollaggi delle già citate camere d’aria.

Prova in mare
Giunto sul posto, aggancio alla plancetta un paio di fucili, sistemo gli accessori extra nel tascone e nel relativo vano, la indosso a mo’ di zaino e scendo in spiaggia.
Non è esattamente comoda e leggera da trasportare, anche perché si deve tenere conto del pedagno e del “reel” (un mulinello particolare che si usa per esplorazioni subacque, una specie di filo di arianna per non perdere la strada, ma che in questo caso uso come avvolgi sagola e mulinello opzionale, nel caso di catture che ne richiedano l’uso), ma comunque è sempre molto meglio che portarsela dietro reggendola con le mani…
La metto in acqua, srotolo un pò di sagola elastica, e parto.
Il mare è abbastanza calmo, se non fosse per una corrente contraria abbastanza sostenuta, ma “tirarsela appresso” non risulta particolarmente provante, in quanto il sistema che “la spinge da dietro” fa il suo sporco lavoro.
Decido di provare finalmente una delle peculiarità di questa plancetta: mi posiziono dietro di essa, afferro i maniglioni a prua, e isso il busto. Suggerisco di fare particolare attenzione allo spillone porta pesci, od altri oggetti appunti quando la usiamo come mezzo d’appoggio.
Riparto e dopo una ventina di minuti passati solo a pinneggiare (bisogna dire che in questo modo non posso perlustrare efficacemente il fondale sottostante), arrivo sul primo posto utile: posso constatare che, lungo il tragitto, e usandola come punto di appoggio, tende ad andare giù di prua, ma è solo questione di di posizionarcisi su correttamente.
La pedagno avendo cura di posizionare il peso in un punto in cui si incastri coi sassi del fondale: non si sa mai…
Terminati i miei primi giri perlustrativi faccio un’altra mezz’oretta scarsa “in sella” all’Okipa: mi guardo un po’ intorno e decido di cercare fortuna un po’ più a fondo. Ripedagno la plancetta e mi dirigo sul primo punto buono per una discesa, ma non prima di essermi sfilato lo schienalino con 3 kg, e averlo riposto sulla plancetta stessa.
Ormai sono passate quasi quattro ore, e avendo esaurito il tempo utile per la pescata, decido di rientrare. Fortunatamente ora la corrente è a favore, e adotto lo stesso sistema usato all’andata: perciò ritorno a bordo della Okipa…

Conclusioni finali.
Non sono un esperto, o un sostenitore accanito dell’uso delle plancette, ma l’Okipa 2 mi è parso un prodotto estremamente valido. Risulta comunque abbastanza ingombrante, specie in auto. Ma, d’altro canto, consente di portarci dietro moltissima roba, e si rivela altrettanto utile come mezzo di provvisorio appoggio. Certo, non scivola efficacemente come le “cugine” in vetroresina, ma si rivela comunque abbastanza comoda da trainare, specie addottando alcuni degli accorgimenti che ho citato in precedenza.
Concludo ribadendo che, con mare formato, come d’altronde tutte le plancette, non la si può definire comoda da tirare, e l’effetto freno che si avverte non passa certo inosservato.
Tuttavia, montandoci su le cose migliorano…